Oltre 8 mila civili musulmani bosniaci furono massacrati nel giro di pochi giorni nel luglio 1995
SARAJEVO - Migliaia di persone, in una atmosfera di dolore e raccoglimento, hanno reso omaggio oggi a Srebrenica alle vittime del genocidio di 29 anni fa ad opera delle forze serbo-bosniache al comando del generale Ratko Mladic. Oltre 8 mila civili musulmani bosniaci, per la stragrande maggioranza uomini e ragazzi, furono massacrati nel giro di pochi giorni nel luglio 1995, pochi mesi prima della fine della guerra di Bosnia il cui bilancio drammatico fu di 100 mila morti e due milioni di profughi.
Le stragi di Srebrenica, le peggiori dalla fine della Seconda guerra mondiale, sono state qualificate come genocidio dalla giustizia internazionale, cosa questa che serbi e serbo-bosniaci continuano tuttavia a negare.
Quello odierno è stato il primo anniversario e la prima commemorazione ufficiale dopo l'adozione da parte dell'Assemblea generale dell'Onu lo scorso maggio di una risoluzione che ha proclamato l'11 luglio Giornata internazionale della memoria del genocidio di Srebrenica. Nel corso di una toccante cerimonia commemorativa al cimitero-memoriale di Potocari, alle porte della cittadina orientale bosniaca, sono stati tumulati i resti di altre 14 vittime del massacro, identificati negli ultimi 12 mesi.
A presiedere i riti e le preghiere è stato il capo della comunità musulmana di Bosnia-Erzegovina Husein Kavazovic, alla presenza di familiari, parenti, conoscenti delle vittime, insieme a esponenti politici locali, diplomatici, rappresentanti di organizzazioni internazionali. Fra gli altri l'Alto rappresentante internazionale Christian Schmidt, il capo della delegazione Ue a Sarajevo Johann Sattler, l'ambasciatore Usa Michael Murphy.
Assenti come nelle altre occasione le autorità serbe e serbo-bosniache, in polemica con il carattere ritenuto politico, discriminatorio e fortemente antiserbo di tali eventi. E anche oggi non sono mancate le accuse nei confronti di Belgrado e della dirigenza della Republika Srpska, l'entità a maggioranza serba della Bosnia-Erzegovina. Denis Becirovic, presidente di turno della presidenza tripartita bosniaca (che è bosgnacco musulmano), intervenendo alla cerimonia di Potocari, ha parlato di serio pericolo per la Bosnia-Erzegovina proveniente dalla politica del "regime di Belgrado". "Il passato che si dimentica può ripetersi", ha detto Becirovic che ha ribadito le forti critiche alla Dichiarazione approvata il mese scorso al termine della prima Assemblea panserba di Belgrado fra serbi e serbo-bosniaci.
Affermazioni subito stigmatizzate dal leader nazionalista serbo-bosniaco Milorad Dodik, per il quale Srebrenica è prima di tutto una "piattaforma politica" diretta contro i serbi. Oggi, ha osservato, si è avuto conferma che l'odio contro i serbi e i serbo-bosniaci resta sempre forte, anche nel giorno del ricordo delle vittime. Per Dodik, i politici a Sarajevo "non riescono a uscire dalla guerra e a guardare avanti in modo civile e responsabile". E ha ricordato l'aggressione subita dall'allora premier serbo Vucic recatosi a Potocari nel luglio 2015 a omaggiare le vittime.
Ad oggi sono 6765 le vittime di Srebrenica sepolte al cimitero-memoriale di Potocari e un migliaia circa risultano ancora disperse. Cosa questa dovuta anche al fatto che i serbo-bosniaci, per coprire i loro crimini, spostavano sovente i corpi delle vittime da una fossa comune all'altra nella regione. Sono state una cinquantina le condanne pronunciate finora per i crimini di Srebrenica dal Tribunale dell'Aja, che ha inflitto l'ergastolo a Ratko Mladic e Radovan Karadzic, rispettivamente capo militare e leader politico dei serbi di Bosnia, ritenuti i principali responsabili del genocidio di 29 anni fa.