Si va rinforzando l'ipotesi del salto di specie. Ma non solo.
Lo studio evidenzia la necessità di monitorare la fauna selvatica non soltanto in Cina, ma in tutto il Sudest asiatico per prevenire future minacce.
PARIGI - Nonostante la distanza geografica sono "cugini" del Sars-CoV-2 i coronavirus identificati nei tessuti congelati di due pipistrelli catturati in Cambogia nel 2010: lo dimostra il sequenziamento del loro genoma, simile per il 92,6% a quello del virus responsabile del Covid-19.
Lo studio, pubblicato su "Nature Communications" da un team internazionale guidato dall'Istituto Pasteur di Parigi, riapre ancora una volta il dibattito sull'origine della pandemia rinforzando l'ipotesi del salto di specie dai pipistrelli, ed evidenzia la necessità di monitorare la fauna selvatica non solo in Cina, ma in tutto il Sudest asiatico per prevenire future minacce.
I due virus "parenti", denominati RshSTT182 e RshSTT200, hanno un genoma del tutto simile al Sars-CoV-2, a eccezione della parte che codifica la porzione della proteina Spike chiamata "dominio N-terminale" (Ntd).
"In diverse parti del genoma, RshSTT182 e RshSTT200 sono geneticamente più vicini al Sars-CoV-2 di qualsiasi altro virus strettamente correlato scoperto finora", scrivono i ricercatori nello studio.
I virus erano stati individuati nei tessuti congelati di due pipistrelli a ferro di cavallo di Shamel (Rhinolophus shameli) e questo suggerisce che i "parenti" del Sars-CoV-2 potrebbero circolare attraverso varie specie di Rhinolophus.
La conoscenza della loro distribuzione geografica è però limitata dalla mancanza di campionamenti nel Sudest asiatico, almeno nella Subregione del Grande Mekong che comprende Myanmar, Laos, Thailandia, Cambogia e Vietnam, oltre alle province cinesi dello Yunnan e del Guanxi.
In quest'area, oltre ai pipistrelli, sono presenti pangolini, gatti, zibetti e donnole che sono suscettibili al Sars-CoV-2 e potrebbero rappresentare l'ospite intermedio per la trasmissione agli esseri umani.