Dopo la rappresaglia russa, l'Ucraina ha rilanciato la richiesta per nuovi armamenti. Con priorità che sono cambiate
KIEV - Kiev vorrebbe "chiudere" i suoi cieli. Precludere quel fronte aperto al passaggio di jet e missili russi. Una volontà che non è in grado di realizzare ricorrendo alle sue sole forze. Un appello che è stato rilanciato più volte dall'Ucraina, ben consapevole che nessuno in Occidente avrebbe potuto raccoglierlo. Non in quei termini. Perché avrebbe significato mettere ufficialmente un piede in guerra. Contro Mosca. Ma la rappresaglia di ieri - le prime bombe cadute su Kiev in mesi - ha ridato voce a quelle richieste. Abbassando però le pretese.
Kiev chiede armi. Non quelle a lungo raggio, perennemente nella "lista dei desideri" e a lungo negate, per lo stesso motivo di cui sopra, tanto dagli Stati Uniti quanto dal resto del fronte NATO. Le priorità in queste ultime ore sono cambiate. E l'urgenza di Kiev è ora quella di disporre di sistemi di difesa aerea, per attivare uno "scudo" nei suoi cieli. Sistemi posizionati sul terreno, in grado di puntare e abbattere elicotteri, missili e droni. Come fanno quelli attualmente in dotazione di Kiev, ma meglio.
Della pioggia di missili che il Cremlino ha scagliato ieri sull'ex repubblica sovietica, solo la metà, circa, è stata infatti neutralizzata dalle postazioni anti-aeree ucraine. Il resto si è abbattuto sul suolo della capitale e di altre sette regioni, provocando oltre una decina di morti e quasi un centinaio di feriti. E poi ci sono i danni materiali, che praticamente non si contano.
Priorità stravolte quindi. O meglio, ridisegnate. E ora sono i cosiddetti NASAMS - per esteso National Advanced Surface-to-Air Missile Systems -, prodotti a quattro mani dalla norvegese Kongsberg e l'americana Raytheon, a occupare le prime posizioni in quella "wishlist". Gli Stati Uniti ne hanno inclusi otto nel pacchetto d'aiuti miliardario approvato lo scorso mese di luglio. I primi due sembravano già essere stati spediti in Ucraina a settembre, ma il Pentagono ha in seguito rettificato. E ieri, fonti della Difesa americana hanno precisato al Washington Post che ci vorrà ancora qualche settimana. Per i restanti, invece, l'attesa sarà molto più lunga.
Ma in cosa consistono esattamente questi NASAMS? In breve, si tratta di sistemi di difesa sviluppati per agire a corto e medio raggio contro bersagli aerei. I modelli di ultima generazione - NASAMS 3 - hanno un raggio di azione di circa 50 km, mentre la loro "vista" si aggira attorno ai 120 km. Come si può leggere nelle specifiche del produttore norvegese, si tratta di un sistema «altamente mobile», che in virtù della sua flessibilità consente di difendere un'area molto ampia. L'unità radar principale e il sistema di lancio (che contiene 12 missili) vero e proprio possono infatti essere posizionati a più di 20 km di distanza l'uno dall'altra. Ma al di là di cifre e numeri, il bollo di garanzia è dato dal fatto che si tratta del sistema impiegato a Washington per difendere l'area circostante la Casa Bianca.