La manifestazione si è svolta oggi per le strade della capitale sotto gli slogan «vattene» rivolti al presidente Saied
TUNISI - Centinaia di tunisini hanno manifestato oggi a Tunisi per chiedere le dimissioni del presidente Kais Saied, ad una settimana dalle elezioni parlamentari, ultima tappa del processo politico avviato da Saied il 25 luglio 2021. La manifestazione, organizzata dal Fronte di Salvezza Nazionale, coalizione di partiti e associazioni di opposizione, si è svolta nel centro della città, presidiato da centinaia di agenti di polizia.
I manifestanti hanno marciato sull'Avenue Bourguiba, brandendo cartelli con le scritte "vattene" o "il cittadino oppresso è più povero e più affamato", secondo i corrispondenti sul posto. "Libertà, libertà, lo stato di polizia è finito", cantavano per denunciare quella che opposizioni e Ong definiscono una deriva autoritaria da quando Saied ha preso i pieni poteri nel luglio 2021.
La Tunisia sta vivendo una grave crisi economica, segnata negli ultimi mesi da ricorrenti carenze di generi alimentari di base (farina, zucchero, caffè) e da alti tassi di inflazione. Le difficoltà della Tunisia, strangolata da un debito di oltre 100 % del suo PIL e in declino economico da 10 anni, sono stati amplificati dalla crisi del covid e dalla guerra in Ucraina, che ha reso più costose le importazioni di cereali e idrocarburi, da cui è fortemente dipendente. Il Fondo monetario internazionale (FMI) ha annunciato in ottobre di aver raggiunto un accordo a livello di Staff con la Tunisia che consentirebbe il rilascio di un prestito di 1,9 miliardi di dollari, in cambio di un programma di riforme che il governo tunisino deve attuare.
Dopo mesi di stallo politico, Saied assunse i pieni poteri il 25 luglio 2021 sospendendo il parlamento e destituendo il governo. Un anno dopo, l'adozione, tramite un referendum segnato da una fortissima astensione, di una nuova Costituzione che gli concede vasti poteri a rischio di mettere a repentaglio la giovane democrazia tunisina scaturita dalla prima rivolta della primavera araba nel 2011. Questa nuova Carta prevede l'istituzione di un Parlamento con prerogative molto limitate che sarà eletto il 17 dicembre con un voto boicottato dall'opposizione.