Annunciata come particolarmente virulenta, si sta confermando tale. Boom di ospedalizzazioni.
WASHINGTON - La stagione influenzale negli Stati Uniti si conferma particolarmente aggressiva. Secondo l'ultimo rapporto dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), salvo poche eccezioni, in tutti gli Stati americani l'intensità delle sindromi influenzali è classificata come alta o molto alta. Tredici milioni di americani si sono già ammalati, 120mila sono finiti in ospedale e 7.300 sono morti; tra questi 21 bambini.
Tra i dati che più preoccupano c'è quello relativo ai ricoveri. Il tasso di ospedalizzazioni per influenza nella scorsa settimana è stato pari a 26 per 100 mila abitanti. «Questo tasso è 9,6 volte maggiore rispetto al più alto tasso osservato nelle precedenti stagioni a partire dal 2010-2011 nella settimana 48», si legge nel rapporto dei Cdc. Il tasso maggiore di ricovero si registra tra gli over-85 con 119,9 ricoveri ogni 100 mila abitanti; i tassi sono elevati anche nei bambini fino a 4 anni (42,3 per 100 mila).
Nei giorni scorsi, la direttrice dei Cdc Rochelle Walensky, aveva definito "questo aumento dei casi e dei ricoveri particolarmente preoccupante", anche perché in Usa "abbiamo iniziato a vedere uno sfortunato e atteso aumento dei casi e dei ricoveri per Covid-19". Ciò si va a sommare all'impatto di altri "virus respiratori che continuano a diffondersi ad alti livelli a livello nazionale", ha aggiunto.
Tra i virus influenzali rilevati dall'inizio della stagione, la quasi totalità è di tipo A. In particolare, il virus A/H3N2 è responsabile di più del 78% dei contagi, mentre il ceppo A/H1N1 di poco più del 21%. È molto bassa la circolazione dei virus di tipo B che rappresentano meno dell'1% dei campioni rilevati.
I Cdc ricordano che "il vaccino antinfluenzale annuale è il modo migliore per proteggersi dall'influenza". I virus circolanti, inoltre, hanno un'alta corrispondenza a quelli contenuti nel vaccino: ciò dovrebbe renderlo particolarmente efficace.