L'avvocato dell'ex eurodeputata accusa la polizia belga e chiede la scarcerazione della sua assistita.
BRUXELLES - «Kaili è stata torturata», l’accusa di Mihalis Dimitrakopoulos, legale dell’ex eurodeputata al centro dello scandalo Qatargate e attualmente in carcere dal 9 dicembre. L’avvocato si è scagliato oggi contro gli agenti della polizia belga alla fine dell’udienza sul riesame della custodia cautelare. «La scorsa settimana è rimasta per tre giorni in isolamento. Per tre giorni l’hanno tenuta in una stanza con la luce accesa, al freddo. Non aveva a disposizione neanche una coperta e non poteva lavarsi».
La richiesta dell’avvocato verrà analizzata oggi dalla giustizia belga. Già una volta Dimitrakopoulos aveva visto respinta la richiesta di libertà con il braccialetto elettronico per la sua assistita.
L’avvocato ha rivelato poi altri dettagli del trattamento riservato a Kaili. «Eva affronta le accuse ma c'è sempre la presunzione d'innocenza, siamo in Europa! Queste condotte violano la Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Questi fatti costituiscono tortura. Questi fatti rispecchiano il Medioevo. Spero in un processo equo».
Eva Kaili «da quando è stata arrestata oltre un mese fa ha potuto vedere sua figlia solo due volte e, se resta in carcere, non la potrà vederla prima di febbraio», reclama l'avvocato. In Belgio l'unica regola che permette di vedere il proprio figlio in prigione si applica per i condannati, non per le detenzioni preventive.