Evacuazione da manuale e senza panico per i 379 passeggeri dell'Airbus in fiamme, grazie all'equipaggio: «Operazione fantastica».
TOKYO - «Scene di panico sul volo della Japan Airlines». Qualcosa non torna nei commenti mediatici immediatamente successivi alla strage mancata dell'aeroporto di Tokyo, dove tutte le 379 persone a bordo dell'Airbus A350 (367 passeggeri e 12 membri dell’equipaggio) che ieri ha preso fuoco sulla pista, sono state evacuate prima che le fiamme e le esplosioni avvolgessero completamente la fusoliera.
Quello che non torna è che, a guardare i filmati girati a bordo negli istanti successivi all'atterraggio e allo scontro con un secondo velivolo, un Bombardier Dash-8 di proprietà della Guardia costiera giapponese, di scene di panico con persone "fuori controllo" proprio non se ne sono proprio viste.
Al contrario, tutti i passeggeri hanno seguito le istruzioni dell'equipaggio impartite ad alta voce e con megafono, dato il mal funzionamento del sistema di annunci. I bagagli a mano sono stati abbandonati in cabina, le uscite di emergenza raggiunte con ordine - seppur con comprensibile terrore - e l'utilizzo dei tre scivoli di emergenza è stato possibile nonostante la discesa fosse più ripida a causa della posizione dell'aereo.
«Bagagli a mano abbandonati in cabina»
«Non ho visto un solo passeggero a terra che abbia avuto con sé i propri bagagli a mano», ha raccontato a BBC il professor Ed Galea, direttore del Fire Safety Engineering Group dell'Università di Greenwich.
Tutto è andato alla perfezione, non solo grazie all'ordine e al rispetto delle regole tipicamente asiatico ma anche e soprattutto al rigoroso addestramento che il personale di volo ha saputo concretizzare in un salvataggio che non è esagerato definire miracoloso.
Addestramento e aggiornamenti annuali dell'equipaggio
Questo perché uno specifico addestramento di tre settimane viene impartito all'equipaggio, con tanto di esame scritto e «formazione pratica utilizzando diversi scenari, come quando l'aereo deve effettuare un atterraggio in acqua o se c'è un incendio a bordo», prima di entrare in servizio. Con un "refresh" del protocollo di sicurezza a scadenza annuale. Lo ha spiegato all'emittente britannica un ex assistente di volo della Japan Airlines.
E che di panico non si è trattato lo conferma anche l'ex dipendente della compagnia di volo: «Visto come i due aerei si sono scontrati e di come si è propagato l'incendio, sarebbe potuto andare molto peggio». Inoltre, il fatto che il personale sia riuscito a mettere tutti in sicurezza «è il risultato di un buon coordinamento tra l'equipaggio e i passeggeri, che hanno seguito le istruzioni».
La velocità delle operazioni e la struttura innovativa dell'Airbus 350
Evacuazione che era invece apparsa quasi impossibile non solo a causa del fumo e delle fiamme ma anche dal muso all'ingiù dell'Airbus dopo l'impatto. Lo conferma - in forma anonima - un pilota di una compagnia aerea del sud-est asiatico: «È stata un'operazione fantastica». Durata, secondo alcune testimonianze, da 90 secondi fino - secondo altri - ad alcuni, forse cinque, minuti.
Velocità nel raggiungere le uscite che si è poi rivelata fondamentale, insieme a un altro fattore. E cioè che l’Airbus 350, di recente fabbricazione (in attività dal 2015), secondo gli esperti è stato realizzato con un polimero in fibra di carbonio in grado di ritardare la combustione, nonostante la sensazione, testimoniata dai passeggeri, di essere ugualmente «dentro a una sauna, con la gola che bruciava a ogni respiro».
Diverso da quanto siamo abituati a vedere in Europa
Non resta che paragonare questa storia, comunque tragica per la morte di cinque soccorritori della Guardia costiera giapponese, alle scene di poca civiltà che siamo costretti, nostro malgrado, a osservare in Europa, quando ci troviamo in coda - non sempre rispettata da tutti - per un imbarco.
Oppure quando assistiamo alla corsa senza un perché all'uscita dall'aereo, appena dopo l’atterraggio - già prima che si spenga la luce del "tenete le cinture allacciate" - quando il corridoio centrale viene preso d'assalto a portelloni ancora chiusi e dalle cappelliere si tolgono con foga i bagagli, senza far caso a chi ci si trova proprio sotto, a rischio di rompergli il collo.
Val la pena rifletterci.