La Corte D’Appello di Brescia non ha ammesso le "nuove prove" presentate dalla difesa dei due coniugi condannati all'ergastolo.
BRESCIA - Olindo Romano e Rosa Bazzi resteranno in carcere. La Corte D’Appello di Brescia, riunitasi questa mattina per decidere sulle istanze di revisione del processo sulla strage di Erba, ha deciso di non procedere con un nuovo processo nei confronti dei due condannati. Confermata quindi la condanna all'ergastolo.
Le nuove prove portate in aula dagli avvocati della difesa sono state ritenute, dai giudici, insufficienti per ribaltare il verdetto. Insomma la Corte ha ribadito che i responsabili della strage dell'11 dicembre 2006 a Erba sono i due ergastolani.
Confermato l'ergastolo - La sentenza di oggi - arrivata quasi 5 ore di camera di consiglio - ribadisce quanto già stabilito in primo grado, in appello e in Cassazione e ha sgretolato le speranze della coppia che ha assistito, nella stessa gabbia, al verdetto. Olindo Romano e Rosa Bazzi rimangono pertanto condannati all'ergastolo.
Nessuna sorpresa, come da pronostico: anche i giudici di Brescia credono siano i vicini di casa gli autori del massacro nella "Palazzina del ghiaccio" di via Diaz quando, sotto i colpi di spranga e coltelli, vennero uccisi Raffaella Castagna (30 anni), il figlio Youssef Marzouk di soli 2 anni, la nonna materna del piccolo Paola Galli (57). Fu la mancina Rosa ad affondare la lama nella gola del bambino.
Le "nuove prove" - Le fiamme appiccate cancellarono le tracce, ma quando gli aggressori si chiusero alle spalle la porta dell'appartamento di Raffaella si trovarono di fronte, increduli, i vicini di casa: si salvò per una malformazione alla carotide Mario Frigerio, assalito da Olindo, venne colpita sulle scale e poi uccisa nella loro mansarda la moglie Valeria Cherubini (55).
Tutto finito? No. «È stata emessa una sentenza, leggeremo le motivazioni e ricorreremo in Cassazione», ha spiegato al Corriere della Sera Fabio Schembri, uno dei difensori di Olindo Romano.
Le reazioni - «Sono deluso, io resto convinto che non siano stati loro. Finché non verranno riaperte davvero le indagini resto della mia idea»: è stata la reazione di Azozuz Marzouk, padre e marito di due delle quattro vittime.
Nell'altro campo invece si festeggia. «Vorremmo che le vittime potessero riposare in pace e confidiamo che oggi sia finito questo rimestare le stesse carte, perché di prove nuove non ce ne sono», Massimo Campa, legale dei fratelli Castagna, familiari delle vittime. «Ho sentito i miei clienti, Beppe e Pietro erano insieme, e la parola che li rappresenta è "sollievo", ora possono cercare di girare pagina. Noi avevamo fiducia, non avevamo paura della verità, non avevamo dubbi».