È la prima compagnia aerea a entrare nella classifica europea. L'esperto: «Questo settore deve essere rimesso in riga»
BRUXELLES - Con i suoi voli a prezzi stracciati, Ryanair ha permesso a chi 30 anni fa non avrebbe mai preso un aereo di fare weekend a Londra e Stoccolma per pochi soldi. Essere il vettore che - con 119 milioni di passeggeri l’anno - trasporta più persone in Europa ha però un prezzo. La low cost è infatti diventata la prima compagnia aerea a entrare nella “top ten” dei principali inquinatori dell’UE, finora occupata solo da centrali a carbone.
«Per quanto riguarda il clima, Ryanair è il nuovo carbone», afferma l’esperto di aviazione Andrew Murphy della Ong “Transport & Environment”. Con un aumento annuo delle emissioni di biossido di carbonio del 6,9% a 9,9 milioni di tonnellate, la compagnia si attesta al 10° posto della classifica, preceduta solo da nove centrali - sette tedesche, una polacca e una bulgara - che per produrre energia bruciano lignite.
Per l’organizzazione che ha stilato il resoconto - che è basato su dati europei ufficiali -, il triste primato di Ryanair dovrebbe far riflettere sul «fallimento» di Bruxelles nel tenere sotto controllo l’aumento delle emissioni del settore dell’aviazione. Nel complesso, queste ultime sono infatti aumentate del 4,9% nel 2018 contro una riduzione complessiva del 3,9% degli altri settori industriali. Negli ultimi cinque anni l'incremento è stato del 26,3% contro un calo dell'11,6% delle altre industrie.
«Questo trend non potrà che continuare se l’Europa non comprende che questo settore sottotassato e sottoregolato deve essere rimesso in riga», denuncia Murphy. Secondo “Transport & Environment”, in particolare, è necessario che vengano introdotte delle tasse sul cherosene e che le compagnie siano obbligate a pagare l’IVA sui biglietti aerei. I vettori dovrebbero inoltre essere spinti a passare al cherosene sintetico a zero emissioni e non dovrebbero più beneficiare dell’assegnazione di quote di emissione a titolo gratuito.
In un rapporto diffuso lo scorso anno, Ryanair si definiva tuttavia «la compagnia aerea più verde e pulita d’Europa» e assicurava che le sue emissioni di CO2 per passeggero e chilometro percorso erano «più basse di quelle di qualsiasi altro vettore». Contestualmente, la low cost lanciava un programma che permette ai suoi clienti di compensare le emissioni di CO2 causate dal loro viaggio con una donazione a un progetto ambientale.
L'aviazione è responsabile del 3% dei gas serra emessi nell'UE, di oltre il 2% di quelli emessi a livello globale. Come ricorda Bruxelles, se il settore dell'aviazione mondiale fosse un Paese sarebbe tra i primi 10 che inquinano di più. Inoltre, l'aviazione cresce molto velocemente: nel 2020 produrrà il 70% di gas serra in più rispetto al 2005.
In programma l'Organizzazione mondiale dell'aviazione civile (ICAO) ha un progetto di compensazione e riduzione delle emissioni chiamato "Corsia" che, in estrema sintesi, prevede tuttavia solo di compensare le emissioni eccedenti un certo valore attraverso l'acquisto di quote. Uno schema simile è già in vigore nell'Ue (EU ETS), dove però le compagnie continueranno a ricevere almeno fino al 2020 la maggior parte delle loro quote a titolo gratuito.
«La cosa peggiore che possiamo fare è riporre tutte le nostre speranze in uno schema di compensazione che conferisca alle compagnie la licenza di crescere indefinitamente», sostiene Andrew Murphy criticando il piano dell'agenzia Onu.