Il presidente della Camera Nazionale della Moda italiana è critico con la maison
C'è anche chi pensa che sia una trasformazione inevitabile per il settore
PARIGI - Il mondo dell'alta moda continua a parlare della decisione clamorosa della maison Saint Laurent, che ha deciso di abbandonare il calendario 2020 delle Settimane delle sfilate.
«Prendiamo il controllo del nostro passo, rimodellandolo. Ora più che mai il brand seguirà il proprio ritmo» si legge nel comunicato di lunedì. Anthony Vaccarello, il direttore artistico della griffe fondata dal leggendario Yves, ha ribadito che «non c’è nessun motivo per seguire un calendario realizzato anni fa, quando tutto era completamente diverso. Voglio presentare nel momento in cui sarò pronto».
Una mossa legata all'emergenza Covid-19, quindi che potrebbe rientrare con il rientro (prima o poi) alla normalità, o una decisione definitiva? Se lo chiede tra gli altri Carlo Capasa, presidente della Camera Nazionale della Moda italiana. Intervistato da La Stampa, ritiene che se fosse un progetto a lungo termine «sarebbe una stupidaggine. Ammazzerebbe le griffe più piccole che si reggono sulla potenza di fare sistema coi grandi nomi in una kermesse unica».
Le Settimane della moda non sono solo una vetrina per le maison: creano un momento di vendita dei prodotti presentati in passerella e generano un giro di affari rilevante e a 360° anche per le grandi città che le ospitano: da Parigi a Londra, da Milano a New York. Capasa aggiunge: «Se la scelta di Saint Laurent diventasse la nuova regola, sarebbe troppo egoistica in un momento in cui sta emergendo il valore della collettività. Se poi i problemi sono la schiavitù dalle tempistiche sempre più veloci e l’ubriacatura di prodotti, apriamo il dibattito».
Il presidente dell'associazione italiana di categoria è consapevole che il coronavirus sta cambiando il settore. «Alla Camera stiamo studiando una piattaforma in streaming di 4 giorni per luglio», ovvero quando erano in programma le sfilate uomo milanesi. Un modello che funziona, considerando che un evento simile a febbraio indirizzato al mercato cinese ha collezionato 16 milioni di contatti.
Altri, come Andrea Panconesi della boutique fiorentina Luisa via Roma sempre interpellato dal quotidiano torinese, sono meno sorpresi dalla svolta di Saint Laurent. «È solo successo in tre mesi quel che prevedevo fra tre anni. Anche per una questione ambientalista: viaggi, aerei, spostamenti…». I piccoli non sono in pericolo, aggiunge, ma si salveranno sfruttando canali alternativi. In fondo l'intero mondo della moda è cambiato radicalmente: il consumo è sempre più digitale e i clienti non sono più quelli di una volta. «Prima erano pochi visionari di nicchia e Vogue costituiva l’unica fonte di informazione della moda; oggi c’è un mondo che consuma il fashion come la musica attraverso una miriade di media».