La Commissione europea ha concesso l'etichetta "verde" alle centrali a gas e nucleari, a determinate condizioni
Le principali associazioni ambientaliste, e anche alcuni Stati, sono furenti e delusi: «Riposa in pace, green deal»
BRUXELLES - Le centrali nucleari e a gas? Un contributo essenziale nella lotta contro il cambiamento climatico, a certe condizioni.
È la conclusione a cui è giunta la Commissione europea, concedendo l'etichetta "verde" (ovvero "produzione sostenibile") nella tassonomia a questo tipo di infrastrutture, e facendo imbestialire le principali associazioni ambientaliste come anche alcuni Stati del blocco. L'etichetta "verde" è stato finora un privilegio riservato solo alle rinnovabili, trattandosi di modalità su cui è consigliato investire per raggiungere la neutralità dal carbonio entro il 2050.
«Dobbiamo usare tutti gli strumenti a nostra disposizione, perché abbiamo meno di 30 anni per raggiungere questo obiettivo», ha spiegato la commissaria europea per i servizi finanziari, Mairead McGuinness, in una conferenza stampa. Per la maggioranza del blocco, è chiaro che le rinnovabili non saranno in grado di soddisfare da sole la crescente domanda di elettricità.
L'ira degli ambientalisti
Le principali associazioni ambientaliste ed i deputati verdi hanno criticato a gran voce la decisione. Per loro è assolutamente assurdo puntare sul gas, un combustibile fossile che emette CO2, ed è sconsigliata anche l'energia nucleare, a causa del problema delle scorie radioattive e del rischio di incidenti.
«Con questa proposta miope, la Commissione sta minando considerevolmente la credibilità dell'Ue», ha ad esempio dichiarato all'AFP l'europarlamentare verde Damien Carême (Francia).
Greenpeace l'ha intanto denunciato come «il più grande esercizio di greenwashing di tutti i tempi» e «un tentativo di rapina», in quanto «stanno cercando di deviare miliardi di euro che erano destinati alle energie rinnovabili», ha spiegato la portavoce Ariadna Rodrigo.
Un voto che divide il blocco
In molti sono a favore, in molti sono contro, anche all'interno dell'Unione europea. «Il governo tedesco rifiuta una tale classificazione. Siamo contrari al fatto che l'energia nucleare sia chiamata sostenibile», ha ribadito mercoledì un portavoce a Berlino. Anche Austria e Lussemburgo si sono opposti all'atomo. Danimarca, Paesi Bassi e Svezia si sono opposti all'inclusione del gas.
McGuinness ha voluto chiarire che sono comunque state inserite «condizioni severe» per ottenere l'etichettatura verde nel caso di nucleare e di gas. Per l'atomo ci sarà un limite temporale da rispettare (per la costruzione di nuove centrali, i progetti dovranno essere approvati entro il 2045), l'obbligo di utilizzare la migliore tecnologia disponibile, e averei dei piani validi per le scorie. Nel caso del gas, gli investimenti sono verdi solo se le centrali saranno costruite per sostituire un impianto a carbone o petrolio, e avranno un tetto massimo di emissioni di Co2 da non superare.
Viste le forti reazioni, la commissaria McGuinness ha poi chiarito che «gli Stati membri restano pienamente responsabili delle proprie strategie energetiche», e che la tassonomia «è uno strumento volontario», che «né rende obbligatori determinati investimenti, né ne proibisce altri».
Il provvedimento dovrà inoltre ancora essere esaminato da Consiglio europeo e dal Parlamento.