Dopo trattative durate un anno e mezzo e svariati arresti, la Tunisia ha potuto rimandare 213 container alla Campania
SALERNO - Ottomila tonnellate di rifiuti. Erano state esportate illegalmente in Tunisia dalla regione Campania e ieri, dopo lunghe trattative, una nave con 213 container è attraccata nel porto di Salerno.
È una storia iniziata nell'estate del 2020, venuta a galla grazie ai media tunisini a novembre dello stesso anno. Nel mezzo di una causa vecchia un anno e mezzo che andrà ancora avanti per diverso tempo, ci sono finite una società di rifiuti campana, la stessa regione Campania e un'azienda di smaltimento fantasma.
Un anno e mezzo dopo, con funzionari indagati e l'arresto del ministro dell'Ambiente tunisino Mustapha Larou, Italia e Tunisia hanno raggiunto un accordo e 213 dei 282 container totali trasferiti illegalmente da Salerno a Susa sono tornati alla casella di partenza.
Container tutt’altro che benvoluti - Stipati e inviati a bordo della nave Martina A in Tunisia, i rifiuti dichiarati come prodotti «dal trattamento meccanico dei rifiuti urbani», secondo la classificazione del codice europeo, erano in realtà rifiuti domestici indifferenziati e materiale sanitario pericoloso, la cui spedizione è vietata dalla legislazione tunisina e da convenzioni internazionali.
Come riportato dai media italiani, tra cui Il Post, nell'estate del 2020, secondo un accordo stipulato tra la società italiana Sviluppo risorse ambientali e la Soreplast, azienda fantasma tunisina, 282 container carichi di rifiuti avevano lasciato le coste italiane alla volta di quelle tunisine.