La banca centrale degli Usa comunicherà le proprie decisioni di politica monetaria il 4 maggio
NEW YORK - Amazon è affondata ieri con la trimestrale deludente e si è trascinata dietro Wall Street, appesantita dai timori per una recessione e dalla paura per la banca centrale statunitense Fed. Il colosso di Jeff Bezos ha archiviato la seduta in calo del 14% e bruciato 206,2 miliardi di dollari (200,9 miliardi di franchi) di valore.
Pesante anche Apple che ha perso il 3,66% dopo aver messo in guardia sui ricavi del secondo trimestre dell'anno: potrebbero subire un colpo fra i quattro e gli otto miliardi di dollari con i confinamenti in Cina e le strozzature alle catene di approvvigionamento.
Il calo di due pesi massimi come Amazon e Apple ha fatto tremare Wall Street. I listini hanno chiuso in profondo rosso. Il Dow Jones ha perso il 2,77%, mentre lo S&P 500 è arretrato del 3,63%. Il Nasdaq ha ceeduto il 4,17%, e ha chiuso aprile come il mese peggiore dal 2008 con le FAANG - Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Google - che hanno bruciato complessivamente 1000 miliardi dal primo aprile.
Timori di una recessione
A condizionare l'andamento di Wall Street è stato il timore di una recessione, o ancor peggior di una stagflazione (cioè che proprio in un momento di inflazione galoppante arrivi anche una recessione), e l'attesa per la Fed. La banca centrale degli Usa comunicherà le proprie decisioni di politica monetaria il 4 maggio e un rialzo dei tassi di interesse da mezzo punto percentuale è dato per scontato. Ad agitare gli analisti è la possibilità che la Fed possa alzare il costo del denaro di 75 punti base in giugno nel tentativo di arginare la galoppata dell'inflazione, volata ai massimi da 40 anni.
Il timore è che una stretta così aggressiva, accompagnata da una riduzione veloce del bilancio della banca centrale schizzato a 9000 miliardi di dollari con la pandemia, possa far scivolare l'economia in recessione. Il prodotto interno lordo (Pil) degli Usa nel primo trimestre si è contratto a sorpresa dell'1,4% nonostante la solida crescita dei consumi. E la paura è che una Fed aggressiva possa frenare eccessivamente la domanda andando a strozzare una ripresa non ancora completa dalla pandemia.