Non solo il 40% delle faccende domestiche, una ricerca rivela che l'IA potrebbe fare un quarto del lavoro svolto dagli esseri umani
LONDRA - Essere sostituiti sul posto di lavoro da macchine dotate di intelligenza artificiale, che immagazzinano dati, li rielaborano e le restituiscono migliorate, è un incubo per molti. E un esempio in questo senso ce lo aveva fatto Federico Cabitza, ingegnere e professore associato presso l'Università di Milano-Bicocca, secondo il quale, ad esempio, «in un futuro non troppo lontano non ci sarà più bisogno di formare programmatori perché si potrà programmare le macchine semplicemente descrivendo loro cosa vogliamo che facciano, in un linguaggio naturale».
E a rincarare la dose di previsioni ansiogene si aggiunge anche una ricerca scientifica di Goldman Sachs, "The Potentially Large Effects of Artificial Intelligence on Economic Growth", che stima in circa 300 milioni i posti di lavoro che potrebbero andare persi negli USA e nella UE a causa dell'automazione intelligente.
Non tutti i mestieri sarebbero però completamente a rischio. Se infatti una ricerca pubblicata dalla rivista Plos One afferma che solo il 28% del lavoro relativo alla cura delle persone, come anziani o bambini, e all’insegnamento verrà automatizzato nei prossimi anni, Martin Ford, autore di "Rule of the Robots: How Artificial Intelligence Will Transform Everything", amplia ancor più l'ombrello delle professioni al riparo dai robot.
Basti pensare, ad esempio, alle attività che necessitano intelligenza emotiva e pensieri innovativi di tipo creativo.
Secondo il futurista americano, intervistato dalla BBC, ci sono tre categorie al riparo da un'automazione che potrebbe essere pericolosamente «sistemica» e «improvvisa».
La prima è relativa agli occupati nel campo creativo, purché non stiano «svolgendo un lavoro stereotipato». Al sicuro quindi scienziati, medici, esperti di diritto, oltre a tutti coloro «il cui lavoro consiste nell'elaborare una nuova strategia».
Nella seconda categoria vengono invece inseriti dallo scrittore tutti quei lavoratori come infermieri, consulenti aziendali e giornalisti investigativi, per i quali si rende necessaria «una comprensione molto profonda delle persone».
Infine, il terzo gruppo ingloba mansioni legate alla mobilità, al dover affrontare variabili e imprevisti sempre diversi e in contesti mutevoli. È il caso di commercianti, idraulici ed elettricisti. E se si parla di mobilità non si possono scordare autisti e tassisti, al momento ancora insostituibili, perché «non abbiamo ancora auto a guida autonoma».
Non può mancare infine un riferimento al settore bancario, specie in questo momento di grandi turbolenze. Se il cassiere è stato di fatto sostituito dalle macchine, oggi il consulente o l'impiegato è in stretta relazione «con i clienti, nell'introduzione di nuovi prodotti», cosa che lo rende insostituibile, perché l' «abilità sociale è diventata più importante».
Ma attenzione, nessun lavoro sarà completamente impermeabile all'IA, perché avremo in ogni settore compiti e ruoli modificabili.