Il biglietto verde è ai suoi massimi sul paniere delle principali valute e la spinta potrebbe non interrompersi. Le mosse della BNS.
NEW YORK / LUGANO - Ai massimi da marzo sulle principali valute. Non solo sull'euro (sotto quota 1,06) ma anche su yen giapponese (ai minimi da 11 mesi) e sterlina britannica (al minimo di sei mesi di 1,2195 dollari durante la notte).
Quello del dollaro se non "super" è certamente un rafforzamento che sta attirando le considerazioni degli esperti, che si dividono però sul futuro del "rally".
E quanto relativamente al costo del denaro europeo, ieri la presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde ha fatto intendere un possibile raggiungimento del suo picco, affermando che i tassi di interesse hanno raggiunto livelli che, «se mantenuti per una durata sufficiente, consentiranno di dare un contributo rilevante a un tempestivo ritorno dell'inflazione al nostro obiettivo».
«Dollaro sulla scia della domanda di beni rifugio».
Sul perché del trend favorevole fatto registrare da dollaro, Jane Foley, senior strategist FX di Rabobank, contattato da Reuters, fa sapere che se «anche l'economia statunitense si avvia verso un rallentamento, il dollaro potrebbe trovare supporto sulla scia della domanda di beni rifugio, date le preoccupazioni diffuse sulla debole crescita globale».
Dunque per l'esperto di valuta e tendenze economiche «è improbabile che il dollaro si indebolisca in modo significativo finché i tagli dei tassi della Fed non saranno saldamente all'orizzonte».
E di economia USA «resiliente», rispetto alle altre grandi economie, ha parlato invece il Financial Times, che ha fatto riferimento anche al calo delle domande di disoccupazione (al minimo negli ultimi otto mesi), in un quadro utile a contribuire alla salita del dollaro «del 6% rispetto a un paniere di altre valute da metà luglio».
Tutte affermazioni che trovano conferma nell'ulteriore deprezzamento di questa mattina dell'Euro nei confronti della valuta USA: oggi la moneta europea vale 1,0586 dollari (-0,06%).
No a un franco svalutato: priorità della BNS è «garantire la stabilità dei prezzi a medio termine».
Su cosa infine aspettarsi dal franco rispetto a dollaro e euro è bene tener presente che la nostra Banca centrale - che dopo aver confermato i tassi di interesse all’1,75% aveva registrato una flessione eur/chf (da 0,9578 a 0,9676) e sul dollaro (da 0,8992 a 0,9078) - mantiene una priorità: lotta all'inflazione importata e dunque "no" a una moneta nazionale debole.
Un franco svalutato complicherebbe infatti oltremodo la lotta all'aumento dei prezzi proprio perché una moneta domestica debole non fa che importare inflazione.
Ed è stato proprio il governatore della Banca nazione svizzera Jordan, ripreso da Borsa&Finanza, a ricordare nei giorni scorsi come «da inizio anno il franco ha guadagnato circa il 4% su base ponderata per il commercio estero».
Un apprezzamento che ha consentito di attenuare l’inflazione e frenare l’aumento dei prezzi in Svizzera» e che è stato sostenuto dalla vendita di valuta estera effettuata «negli ultimi mesi». Cosa che potrebbe proseguire «anche in futuro», se necessario.