Dal 9 al 15 ottobre si riuniranno le delegazioni di 187 Paesi
MARRAKECH - Tutto pronto a Marrakech per il vertice mondiale dell'economia. A poco meno di un mese dal terremoto che l'8 settembre ha scosso il Marocco, la "città ocra" ha raccolto i detriti che ostruivano le vie della Medina e ricostruito i bastioni. Ora è pronta per accogliere le assemblee annuali del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale.
Dopo 50 anni di assenza dall'Africa, dal 9 al 15 ottobre 189 delegazioni ufficiali guidate da ministri delle finanze e governatori delle banche centrali sono attese in città per discutere di questioni economiche globali, sviluppo e politiche finanziarie in un contesto di rallentamento aggravato dall'aumento delle tensioni geopolitiche.
Pronti gli spazi necessari per le riunioni, prenotate circa 14'000 camere in alberghi di lusso, e mobilitati tutti i mezzi di trasporto necessari: tra i partecipanti ci sono 4500 membri delle delegazioni ufficiali che prendono parte a queste assemblee. Su una superficie totale di 54 ettari, per l'occasione è stato allestito un campus di 23 ettari, con una sala plenaria, che può ospitare fino a 4000 persone, sale per convegni e seminari, spazi dedicati ai media e un padiglione dedicato al Marocco, dove i visitatori possono scoprire la cultura e la gastronomia del Paese.
Ma i riflettori sono puntati piuttosto sul ruolo che il Marocco assume nei confronti dell'intero continente africano. Gli incontri annuali del Fmi e della Banca mondiale costituiscono un'occasione ideale per porre l'Africa al centro di uno dei focus delle assemblee, per temi quali l'inclusione dei giovani, il debito di molti paesi del continente, il cambiamento climatico, e anche le opportunità disponibili in Africa. Un segnale di fiducia per Marrakech che ha accolto la conferma dell'evento, a ridosso del sisma, come una sfida per la ricostruzione. «Un messaggio di solidarietà», aveva spiegato all'agenzia di stampa marocchina Map la direttrice generale del Fondo monetario internazionale, Kristalina Georgieva, perché «viviamo in un mondo più esposto agli shock e dobbiamo affrontarli insieme».