Le ragioni sono da ricercare nelle recenti uscite "antisemite" del numero uno di X
NEW YORK - La fuga degli inserzionisti da X accelera e Elon Musk si prepara a dare battaglia. Il miliardario annuncia una «causa termonucleare» contro Media Matters, l'organizzazione secondo la quale gli spot di Ibm, Apple, Oracle e Comcast sulla piattaforma sono stati collocati vicino a contenuti antisemiti e nazisti. Un'accusa che ha spinto molte aziende, inclusa Walt Disney, a scaricare X sospendendo gli spot.
«Appena apre la corte lunedì, X presenterà una causa contro Media Matters e tutti coloro che hanno colluso in questo fraudolento attacco alla nostra società», ha detto Musk, secondo il quale le rilevazioni di Media Matters «travisano completamente la vera esperienza su X, in quello che è un altro tentativo di mettere a rischio la libertà di espressione». X - assicura - «lavora sopra ogni cosa, anche sopra i profitti, per tutelare il diritto del pubblico alla libertà di espressione» da perseguire con la «libertà di vedere e sentire cose che alcune persone potrebbe ritenere opinabili».
Musk non fa riferimento alla bufera che si è scatenata sul suo sostegno a un post antisemita che cavalcava la "teoria della grande sostituzione", l'idea dell'ultradestra basata sulla convinzione che le minoranze stanno progressivamente sostituendo i bianchi. Un sostegno ritrattato in parte successivamente senza però riuscire a placare le polemiche.
Ma mentre tutti lo attaccano, emerge una voce fuori dal coro. È quella del manager di hedge fund Bill Ackman, il CEO di Pershing Square Capital Management. Dopo essersi scagliato contro Harvard, la sua ex università che ha accusato di fare poco o niente contro l'antisemitismo, Ackman lo difende: «Elon Musk non è antisemita. È incredibile quanto il mondo sia pronto ad attaccarlo». Parole che comunque restano isolate, e non aiutano il miliardario a recuperare i clienti in fuga.
Il rischio per Musk è che la fuga da X possa creare problemi a Tesla, il suo colosso delle auto elettriche che, già alle prese con una maggiore concorrenza, potrebbe risentire delle polemiche sul suo amministratore delegato e pagare il conto in Borsa. Già durante la complessa acquisizione di Twitter, Tesla aveva bruciato a Wall Street miliardi di dollari con gli investitori preoccupati dalle molteplici grane di Musk. Ora, nel mezzo della guerra fra Israele e Hamas, la reazione potrebbe essere più violenta con il rischio di un "boicottaggio" delle vetture Tesla.