Le turbolenze nei mercati finanziari e immobiliari cinesi mettono a rischio il settore delle "banche ombra"
PECHINO - La tenuta di listini azionari e investitori alla sentenza di liquidazione di Evergrande è durata meno di 24 ore. La decisione, presa ieri dall'Alta corte di Hong Kong, ha aperto una navigazione in acque inesplorate tra una procedura che è tutta da definire nei rapporti con la Cina e i timori di un effetto domino sulle compagnie immobiliari del Dragone, nonché dei rischi di contagio al settore finanziario.
Con scenari molto incerti, la Borsa di Hong Kong ha ceduto il 2,32%, mentre Shanghai (-1,83%) e Shenzhen (-2,70%) hanno azzerato i guadagni della scorsa settimana. I titoli immobiliari cinesi hanno ripreso la caduta tra Country Garden (-5,71%) - il primo sviluppatore privato in default dallo scorso anno -, Sunac (-7,46%) e Hang Lung Properties (-8,40%).
L'ordinanza dell'Alta Corte ha dato il via a un processo complesso e pluriennale che metterà alla prova la crisi del mercato immobiliare cinese e gli accordi di insolvenza transfrontalieri tra Hong Kong e Pechino, insieme all'affidabilità di hub finanziario dell'ex colonia britannica.
Evergrande ha passività per 330 miliardi di dollari: i liquidatori tenteranno di recuperare il più possibile dal lungo processo di vendita dei beni. Secondo documenti giudiziari, le partecipazioni del gruppo a Hong Kong hanno un valore di 2,9 miliardi di dollari contro i 25,4 miliardi di dollari di passività offshore del gruppo alla fine di giugno 2022.
La sentenza di liquidazione è stata emessa da un tribunale di Hong Kong, ma la maggior parte dei beni di Evergrande è nella Cina continentale, che ha un sistema giudiziario diverso. Non è chiaro come sarà eseguita l'ordinanza: secondo l'intesa di riconoscimento transfrontaliero del 2021, i liquidatori di Hong Kong possono chiedere assistenza alla terraferma per assumere il controllo di attività onshore di uno sviluppatore. Tuttavia, il meccanismo si applica solo ai tribunali di Shanghai, Xiamen o Shenzhen.
Le autorità cinesi possono anche rifiutare una richiesta se "offende l'ordine pubblico", se crea disordine: finora, i tribunali del Dragone ne hanno accettato solo una su cinque dai tribunali di Hong Kong.
Il crack Evergrande farà diventare più difficile la situazione di finanziamento per gli sviluppatori in crisi, alle prese con 100 miliardi di dollari di debito in scadenza nel 2024. Sulle implicazioni per i mercati finanziari, il fallimento di Evergrande mette a rischio di più il sistema opaco delle "banche ombra", che convogliano i proventi dei prodotti patrimoniali venduti agli investitori al dettaglio verso promotori del real estate e di altri settori.
La leadership cinese si trova di fronte al delicato compromesso tra l'attrarre investimenti esteri e avere sotto controllo il settore immobiliare dopo la stretta al credito per ridurre il debito, secondo i piani del presidente Xi Jinping, sostenitore della massima secondo cui "la casa è fatta per viverci, non per speculare".
Secondo gli analisti, la priorità cinese è quindi di garantire che il denaro ritorni agli acquirenti di case e agli investitori domestici: molti hanno pagato Evergrande, anche per abitazioni incomplete.
Ciò rappresenta un problema sociale e politico per Xi, che privilegia la supremazia della politica sul potere dell'economia. La liquidazione di Evergrande, in altri termini, è arrivata in un momento difficile per Pechino, la cui economia in stallo paga la crisi immobiliare, la pressione deflazionistica e l'incombente esplosione della crisi demografica.