Il petrolio, sull'onda della possibile rappresaglia di Israele contro l'Iran, ha toccato i massimi degli ultimi 11 mesi. Caute le borse
FRANCOFORTE - L'escalation della crisi in Medio Oriente mette sotto pressione il mercato delle materie prime. I timori di una rappresaglia di Israele dopo l'attacco subito dall'Iran ha fatto infiammare il petrolio che ha toccato 72,5 dollari al barile, ai massimi degli ultimi undici mesi. Tensioni anche sui titoli di Stato e sull'oro mentre i mercati azionari si sono mostrati più cauti.
Il timore di una "significativa rappresaglia" da parte di Israele contro l'Iran, con l'ipotesi di colpire gli impianti di produzione di petrolio, ha scatenato il rally che poi si è attenuato solamente con i dati sulle scorte che registrano un deciso aumento. Gli effetti di un allargamento del conflitto sono facilmente comprensibili se si pensa che il Medio Oriente rappresenta circa un terzo delle forniture globali di petrolio. Solamente l'Iran a settembre, ad esempio, ha pompato, secondo una analisi di Bloomberg, circa 3,3 milioni di barili al giorno.
"Stiamo assistendo a un rialzo del petrolio, in quanto il mercato attende la reazione di Israele", evidenziano gli analisti di Onyx Capital Group. Ma non è tutto. Anche le quotazioni del gas hanno rialzato la testa, dopo un attacco subito dalla piattaforma israeliana di Karish. E solamente quando si è avuto la certezza che la struttura fosse rimasta operativa, le quotazioni hanno invertito la rotta per chiudere in calo dell'1,7% a 38,6 euro al megawattora.
Con le tensioni geopolitiche che si fanno sempre più aspre, gli investitori tornano a trovare rifugio nell'oro. Il prezzo ha registrato un ulteriore rialzo, toccando i 2'663 dollari l'oncia. Non si è tratta certo di un ritocco dei massimi ma di un segnale di un ritorno del clima di incertezza globale. E su questa scia anche i titoli di Stato europei sono tornati in tensione, con i rendimenti che hanno messo a segno un rialzo medio di circa cinque punti base. Fatta eccezione per il decennale del Regno Unito che concluso la giornata al 4,02%, con un aumento di otto punti base. Stabile a 133 punti, invece, lo spread tra il Btp italiano e il Bund tedesco.
Molto più cauti i mercati azionari, spinti dai guadagni del comparto dell'energia (+1,9%) e della difesa (+0,1%). Nel Vecchio continente l'indice stoxx 600, composto da 600 aziende con le principali capitalizzazioni di mercato, è stato poco mosso (+0,05%). Tra i principali listini, Milano ha chiuso in calo dello 0,28%, Madrid (-0,55%) e Francoforte (-0,25%). Poco mossa Parigi (+0,05%) e in lieve rialzo Londra (+0,17%). È chiaro che c'è "molta incertezza", spiega Anna Rosenberg, responsabile della geopolitica di Amundi asset management, in una intervista a Bloomberg Tv. "Ciononostante - aggiunge - credo che il mercato stia ancora operando con l'aspettativa che la situazione rimanga più o meno contenuta e non sfoci in una guerra totale".