Parola dell'esperto di Swiss Re Jérôme Haegeli: «Questo sarà un secolo asiatico»
ZURIGO - Malgrado sembri passato il peggio sul fronte del coronavirus i lavoratori non possono ancora tirare un sospiro di sollievo: la disoccupazione strutturale in Europa e negli Stati Uniti è destinata ad aumentare, afferma Jérôme Haegeli, capo economista presso bei Swiss Re, che vede anche all'orizzonte una diminuzione della globalizzazione a fronte di un'ulteriore crescita della potenza asiatica.
«La disoccupazione naturale sarà più alta dopo la crisi rispetto a prima, perché nella nuova realtà sarà difficile eguagliare lo sfruttamento delle capacità economiche che era stato raggiunto in precedenza», afferma Haegeli in un'intervista pubblicata dal portale Cash.
Se si guarda al ciclo economico il peggio dovrebbe essere superato, ma a livello strutturale i problemi sono ancora grandi. «Dovremo lottare con queste difficoltà ancora per diversi anni», sottolinea l'esperto.
«I prestiti concessi alle imprese in difficoltà devono essere rimborsati: e questo in tempi di crisi economica. Perché questa è la peggiore recessione che abbiamo vissuto dai tempi della Grande Depressione degli anni Trenta».
Come spiegare allora il buon andamento delle borse? «Una cattiva situazione economica non è negativa per i mercati finanziari, fintanto che le banche centrali intervengono su una scala senza precedenti», risponde lo specialista che ha lavorato anche per Julius Bär, il Fondo monetario internazionale (FMI) e la Banca nazionale svizzera (BNS).
Il fenomeno dell'interventismo degli istituti centrali non è una novità, lo si è visto dalla crisi finanziaria globale: «Nuovo è il fatto che ora i banchieri centrali non solo danno il ritmo, ma suonano anche la musica: questo spiega perché i mercati sono al livello attuale».
Secondo Haegeli le banche centrali si sono messe in una situazione definita "impossibile". «Sono praticamente costrette a far parte dell'orchestra, perché la politica non è riuscita a promuovere le riforme strutturali volte ad aumentare la crescita». È stato mancato il momento giusto per uscire dalla politica monetaria ultra-espansiva.
Il mondo sta però cambiando sotto diversi aspetti. «Credo che abbiamo superato l'apice della globalizzazione», si dice convinto il dirigente di Swiss Re: «Il Covid-19 accentua le tendenze macroeconomiche già evidenti in precedenza. Il populismo, la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, l'aumento delle disuguaglianze economiche e la crisi del coronavirus stanno portando a un ripensamento. Anche le aziende internazionali rivaluteranno le loro catene di approvvigionamento».
Il centro del pianeta si sta inoltre spostando in Asia: «Stiamo vivendo un grande momento storico», sottolinea l'esperto «Il 21esimo sarà un secolo asiatico. Il fatto che l'Asia stia affrontando la crisi meglio dell'Europa e degli Stati Uniti accentua la tendenza».
La Cina si appresta a vivere uno sviluppo importante e questo vale anche per il comparto assicurativo, in cui opera Swiss Re: «Prevediamo che il mercato cinese sarà il più grande del mondo entro la metà del 2030». Ma c'è di più: chi decide, in Asia e in Cina, ha una visione a lungo termine e sta cercando di migliorare la resilienza economica della propria economia, sostiene Haegeli. «L'Asia è molto ben posizionata per il 21esimo secolo».