Axel Weber spiega che i collaboratori non devono pagare le incertezze del futuro
BERNA - Nonostante le gravi ripercussioni della pandemia sull'economia, UBS non intende per il momento ricorrere a ristrutturazioni a livello di personale. Lo ha dichiarato il presidente del Cda della banca, Axel Weber, in un'intervista alla NZZ am Sonntag.
In un momento di crisi come questo - il peggiore degli ultimi cinquant'anni, ha indicato dal manager tedesco - non vogliamo far pagare le incertezze del futuro ai collaboratori.
UBS - il maggiore gestore patrimoniale al mondo - dà lavoro a 70 mila persone nel mondo, di cui 21 mila impiegate in Svizzera. Weber respinge le critiche di chi giudica la banca troppo rigida a causa delle sue strutture considerate eccessivamente gerarchiche, tuttavia si dice pronto ad adeguarsi agli sviluppi futuri, in particolare per quanto attiene al numero di filiali. Molto dipenderà anche dalle abitudini dei clienti, specie per quanto attiene ai pagamenti mediante soluzioni digitali.
Per quanto riguarda le voci su una possibile fusione con Credit Suisse, Weber ha dichiarato che UBS si sente abbastanza forte da poter camminare da sola, ma anche di non escludere acquisizioni qualora le entità considerate dovessero corrispondere al modello d'affari globale dell'istituto.
In merito all'ex CEO Sergio Ermotti, Weber ha affermato che il manager ticinese ha chiuso la sua esperienza in UBS presentando ottimi conti e di essere stato una guida eccellente per UBS.
In un'intervista pubblicata dalla Neue Zürcher Zeitung il 23 di ottobre scorso, poco prima di lasciare l'istituto, Sergio Ermotti aveva sostenuto di dubitare che UBS potesse essere rilevata da una concorrente, nonostante una capitalizzazione di mercato relativamente bassa. Un'acquisizione «non è impossibile», aveva affermato, ma «non è così semplice».
«Da un lato, bisogna tenere conto delle normative e dei requisiti legali dei diversi paesi», spiegava Ermotti, dall'altro «la 'svizzeritudine' rappresenta un vantaggio competitivo, e lo sanno anche i concorrenti stranieri». In definitiva, però, non sono molte le banche che hanno la forza finanziaria per rilevare un istituto come UBS.
In generale, aveva tuttavia sostenuto il manager ticinese, «è chiaro che il sistema bancario europeo soffre di una notevole sovraccapacità ed è troppo frammentato».