Così si è espresso il presidente uscente dell'Associazione svizzera dei banchieri Herbert Scheidt.
E sullo Stato che, in caso di problemi, interviene a sostegno delle banche, il 70enne ribatte: «Lo Stato non paga e non ha mai dovuto pagare, nemmeno nel caso UBS»
ZURIGO - Archegos e Greensill - le società il cui dissesto sta costando miliardi alle banche svizzere - sono solo singoli casi, gli istituti hanno imparato dal passato e sono diventati più solidi: lo afferma il presidente uscente dell'Associazione svizzera dei banchieri (ASB) Herbert Scheidt.
«È quasi inevitabile che di tanto in tanto nelle grandi aziende accadano grandi errori», sostiene il dirigente in un'intervista pubblicata oggi dalla Neue Zürcher Zeitung (NZZ). «Per questo non bisogna rendere responsabile tutto un ramo economico e l'intero sistema».
Il 70enne non è d'accordo con la tesi di chi ritiene che le banche siano spinte a speculare, assumendosi rischi enormi, perché tanto in caso di problemi è poi lo Stato che corre in aiuto. «No, lo Stato non paga e non ha mai dovuto pagare, nemmeno nel caso UBS: era il prestatore di ultima istanza, ha guadagnato un tasso di interesse del 12,5% e ha venduto la sua partecipazione nella società realizzando un grande guadagno», argomenta Scheidt.
Ma all'inizio lo Stato ha messo i soldi, ribatte l'intervistatore. «Lo Stato ha concesso un credito a UBS. E sì, le banche e il settore nel suo insieme hanno imparato dagli errori. Gli incentivi errati sono stati significativamente ridotti. La Svizzera ha introdotto un regime di too-big-to-fail e l'intera industria finanziaria ha dovuto rafforzare massicciamente le sue riserve di capitale. Questo era anche necessario. Forse in futuro dovranno essere adottate nuove misure. Ma non bisogna sempre pensare a una crisi di sfiducia: occorre costantemente guardare al caso individuale».
Scheidt ha preso posizione anche sul suo futuro successore (da settembre) alla testa dell'ASB, Marcel Rohner, che è stato fra l'altro Ceo di UBS dal luglio 2007 al febbraio 2009 e il cui nome è legato a Marcel Ospel, alla crisi della banca e alla fine del segreto bancario. «A parte il fatto che tutto questo risale a molti anni or sono, Rohner ha guidato UBS fuori dalla crisi acuta di allora e ha quindi impostato la rotta per il futuro. Ho ammirato molto il modo in cui alla fine ha fatto le cose giuste in una situazione molto difficile. Lo ritengo una persona molto riflessiva e molto sensibile, che ha pensato molto a tutte queste cose. È un'ottima scelta».
Il 70enne con passaporto svizzero e tedesco nonché studi in economia in Inghilterra e negli Stati Uniti è tornato anche sulla sua elezione al vertice dell'ASB, nel 2016. La scelta di scendere in campo è stata influenzata anche dal fatto che aveva come potenziale candidato contrario l'allora numero uno di Raiffeisen Pierin Vincenz, finito poi nel mirino della giustizia. «Sì, questo ha avuto un ruolo, anche per molti colleghi che già allora consideravano il possibile candidato alternativo con grande scetticismo e mi hanno chiesto di assumere l'incarico».
Scheidt ha anche spezzato una lancia in favore delle associazioni economiche come, appunto, l'ASB. «Se non esistessero, bisognerebbe inventarle», si dice convinto il manager. «Le grandi crisi non possono essere risolte unicamente dalla politica, serve un partenariato pubblico-privato». Ad esempio è solo grazie ai buoni rapporti che il settore della finanza ha allacciato nel corso degli anni con il mondo politico che il consigliere federale Ueli Maurer ha potuto varare in modo così veloce ed efficace i crediti Covid, sostiene il presidente dell'ASB.