Nel primo trimestre del 2021, il Pil non è crollato, ma è ampia la differenza tra settori
I più colpiti l'alberghiero e la ristorazione, ma tempi duri anche per arte, intrattenimento e tempo libero
BERNA - Nonostante l'inizio dell'anno sia stato difficile a causa delle restrizioni legate al coronavirus, l'economia svizzera beneficerà di una forte ripresa e potrebbe presto tornare ai livelli pre-crisi.
«Sicuramente vi sarà una ripresa nel secondo trimestre, vedremo un netto miglioramento», afferma Ronald Indergand, economista della Segreteria di Stato dell'economia (Seco), in dichiarazioni riportate dall'agenzia Reuters. «Sussiste una buona possibilità che la Svizzera ritorni ai livelli pre-crisi entro la fine del terzo trimestre, forse anche prima», aggiunge lo specialista.
Nel primo trimestre il prodotto interno lordo (Pil) elvetico è sceso dello 0,5% rispetto agli ultimi tre mesi del 2020. Per avere una nuova previsione annuale della Seco bisognerà attendere il 15 giugno: l'ultima stima - che risale all'11 marzo - pronostica una crescita al 3,2% quest'anno e al 3,5% nel 2021.
La crisi, settore per settore
Il dato complessivo del primo trimestre 2021 nasconde però realtà assai disparate. Il settore alberghiero e della ristorazione ha registrato una contrazione del -30,4%, sulla scia delle chiusure degli esercizi pubblici e della scarsità di turisti internazionali. Anche il comparto arte, intrattenimento e attività del tempo libero segna uno scarto trimestrale molto negativo (-5,1%), sulla scia dei provvedimenti anti-Covid. Nel ramo socio-sanitario (-3,0%) ha invece pesato il rinvio degli interventi programmati. In linea con la minore mobilità della popolazione pure il settore dei trasporti e delle comunicazioni ha mostrato un andamento in rosso (-0,9%).
Di conseguenza i consumi privati hanno subito una netta contrazione (-3,3%): è crollata la spesa per la ristorazione e le attività del tempo libero, ma in compenso è aumentata la domanda di generi alimentari e di altri beni, come i dispositivi elettronici. Il commercio al dettaglio è dunque rimasto relativamente stabile (-1,4%) nonostante le chiusure temporanee. Nel complesso, il settore del commercio ha però registrato un calo pronunciato (-4,8%) a causa delle forti flessioni nel comparto all'ingrosso.
Solo alcuni rami del terziario sono risultati in espansione: si tratta in particolare dei servizi finanziari (+2,6%) e della pubblica amministrazione (+0,7%). Tirando le somme si registra comunque un netto calo del valore aggiunto nel terziario e anche le esportazioni di servizi sono diminuite (-5,2%). Durante la prima ondata, nella primavera del 2020, le perdite erano però state decisamente maggiori. Passando al ramo secondario, l'edilizia ha rallentato (-0,5%), in linea con la stagnazione degli investimenti nel settore (+0,1%).
L'industria vanta per contro un'evoluzione trimestrale molto positiva: sia la creazione di valore che le esportazioni hanno superato il livello pre-crisi.
A differenza della primavera 2020, nell'autunno/inverno 2020-21 le catene di approvvigionamento internazionali non si sono di fatto mai interrotte. Sostenuto dal forte aumento della domanda da parte di importanti partner commerciali come gli Stati Uniti e la Cina, il settore manifatturiero è cresciuto più dinamicamente nel primo trimestre (+4,9%) rispetto agli ultimi tre mesi del 2020. A questo risultato hanno contribuito sia il settore chimico-farmaceutico che gli altri rami più sensibili alle variazioni congiunturali.
Di conseguenza è proseguita la ripresa di varie categorie dell'export, comprese quelle di orologi e strumenti di precisione, nonché di macchinari e metalli. Il settore industriale ha quindi svolto un ruolo chiave nel limitare il calo del Pil, osservano gli economisti della Seco.