Circa la metà delle imprese interpellate da Economiesuisse indica che il conflitto ha un impatto sulla loro attività
ZURIGO - Le aziende svizzere sono più toccate dalle conseguenze indirette della guerra in Ucraina che dalle sanzioni: è quanto emerge da un sondaggio di Economiesuisse.
Circa una su due - Circa la metà delle imprese interpellate indica che il conflitto ha un impatto sulla loro attività e un quinto delle società parla di un forte influsso, emerge dai dati resi noti oggi. Tutti i settori sono toccati, ma a gradi diversi: particolarmente sotto pressione sono i comparti dell'industria chimica, delle macchine, dell'elettronica, e dei metalli, come pure i produttori di generi alimentari e i grossisti.
Catene di approvvigionamento e costi - La guerra nell'est europeo ha reso ancora più acuti i problemi alle catene di approvvigionamento che già esistevano e che si sperava potessero essere superati con la fine della gran parte delle misure anti-pandemia. Il 57% delle aziende lamenta una carenza di materie prime, il 37% di beni strumentali (per esempio macchine per la produzione), il 25% di beni di consumo e il 12% di energia (per esempio il gas). Tutto questo ha un forte impatto sui costi. Già prima della guerra in Ucraina erano stati osservati aumenti significativi dei prezzi delle materie prime e dei prodotti intermedi: la guerra contribuisce ora a far rincarare l'energia.
I prezzi cresceranno ancora - Secondo Economiesuisse la pressione sui prezzi crescerà ancora e di conseguenza avrà un impatto maggiore sui prodotti finali. Per esempio l'industria chimica genera prodotti da materie prime poi utili anche nei consumi quotidiani, dalla plastica ai fertilizzanti: di conseguenza elettrodomestici, automobili, biciclette e molti articoli alimentari potrebbero diventare più cari. Anche le spese di trasporto stanno salendo: il caro benzina non rende più costoso solo il trasporto in nave e in aereo, ma anche quello in camion. Inoltre, a causa della guerra in Ucraina persistono le difficoltà logistiche dovute alla carenza di autisti, situazione che contribuisce a un ulteriore aumento dei prezzi. Nei prossimi sei mesi, le aziende di tutti i settori si aspettano una crescita media dei prezzi di circa il 5%.
Le sanzioni - Intanto cominciano a farsi sentire le conseguenze delle sanzioni degli stati occidentali nei confronti della Russia. Circa un quarto delle aziende intervistate è colpito da queste misure che interessano - stando alle risposte fornite - soprattutto le limitazioni nei pagamenti con le banche russe, un punto che colpisce sia il settore finanziario che quello delle esportazioni. Si denotano anche limitazioni nel traffico aereo; i voli merci e il trasporto passeggeri sottostanno a restrizioni nello spazio aereo russo e devono essere dirottati. Sono stati inoltre imposti divieti di esportazione, per esempio sui beni a doppio utilizzo, civile e militare. Nel segmento turistico si osserva la mancanza di ospiti russi.
Offerta globale limitata - Molti operatori di mercato si aspettano che la Russia, a causa delle sanzioni imposte, non sarà più nel prossimo futuro un fornitore di materie prime e si attendono così un'offerta globale ancora più limitata. Oltre al petrolio e al gas, questo potrebbe riguardare anche altre importanti materie prime come il ferro o il nichel. Non ci può perciò attendere una rapida soluzione alle strozzature dell'offerta: al contrario quasi l'80% delle aziende intervistate si aspetta problemi di approvvigionamento anche nei prossimi mesi.
Il sondaggio è stato condotto da Economiesuisse dal 2 al 10 marzo. Vi hanno partecipato 306 entità di tutte le regioni del paese ed è stato completato da 13 associazioni professionali che hanno parlato a nome del proprio settore.