Un tasso di conversione mai così basso per la valuta europea. Come ci siamo arrivati e cosa cambia per noi
ZURIGO - Il franco si rafforza ulteriormente sull'euro: per la prima volta nella storia la moneta europea è stata scambiata stamani sotto 0,95 franchi. Nella serata di ieri, lo ricordiamo, alla chiusura della giornata di scambi era rimasto bloccato a 0,952.
Stando ai dati della piattaforma di cambi Swissquote il corso ha toccato il suo minimo poco prima delle 05.00 a 0,9478 franchi e anche nelle ore successive non ha mai superato la soglia di 0,95 franchi.
Come siamo arrivati a un tasso così basso?
Le motivazioni, e non può essere altrimenti, sono varie e diverse. Da una lato c'entra sicuramente la guerra in Ucraina che ha destabilizzato tutto il continente - fra crisi energetica e inflazione, dall'altra una Banca Centrale Europea un po' in affanno nelle sue politiche monetarie. E non dimentichiamo l'incertezza riguardo a un possibile ritorno del Covid in autunno.
I tassi di conversione sono particolarmente monitorati in questo momento perché in queste ore diverse banche centrali stanno operando strette monetarie per frenare l'inflazione galoppante e stabilizzare l'economia.
Lo ha fatto ieri la Federal Reserve americana e lo ha fatto questa mattina la Banca Nazionale Svizzera che ha alzato il tasso di riferimento di 0,75 punti percentuali a 0,5%. Stando alla BNS che parla di «fine dell'era dei tassi d'interesse negativi», non si esclude «l'eventualità d'intervenire anche nel mercato dei cambi».
Queste manovre, che rafforzano le valute contribuiscono a far traballare il valore della valuta unica europea che continua così il suo percorso in caduta libera. Anche rispetto alla moneta americana l'euro si trova a valori mai così bassi da 20 anni a questa parte: 0,9809.
All'inizio dell'anno l'euro costava poco meno di 1,04 franchi. Il massimo raggiunto nei suoi 20 anni di esistenza è 1,71 franchi, nel 2007.
Per la Svizzera un bene, ma anche un male
Ogni moneta, per usare un'espressione calzante, ha due facce: da una parte un cambio così basso aumenta il potere d'acquisto di persone e aziende svizzere, frenando l'inflazione. Le famiglie (soprattutto sulla fascia di confine) si trovano con maggiore potere d'acquisto e le aziende possono importare materie prime a prezzi più bassi. Il rovescio è che sarà però più difficile esportare in Europa, soprattutto per le Piccole Medie Imprese che si trovano già alle prese con un mercato estremamente ostico.