Lo afferma il capo economista di VP Bank, Thomas Gitzel.
BERNA - Il franco svizzero si rafforzerà ulteriormente sull'euro a medio termine e in caso di escalation del conflitto in Medio Oriente il corso della moneta europea potrebbe scendere sotto 0,90 franchi: lo afferma Thomas Gitzel, capo economista di VP Bank, secondo cui all'opera sono sia la Banca nazionale svizzera (BNS), che lotta per tenere lontana l'inflazione, che le stesse forze del mercato.
«A livello fondamentale si può osservare che le riserve valutarie della BNS sono diminuite di 300 miliardi di franchi rispetto a poco più di un anno fa», afferma l'esperto in un'intervista pubblicata dal portale finanziario Cash. «La BNS sta quindi intervenendo sui mercati valutari a favore della moneta elvetica. Questo è uno dei motivi per cui il franco è così forte, ma solo uno».
«Poiché i tassi d'inflazione in Svizzera sono aumentati molto meno rispetto alla zona euro, ma anche agli Stati Uniti, la parità del potere d'acquisto si è spostata a favore del franco: le forze di mercato hanno quindi mosso la valuta svizzera nella giusta direzione», prosegue lo specialista. «I dolorosi conflitti internazionali fanno ora il resto: il franco è richiesto come bene rifugio».
Oggi l'euro è scambiato a circa 0,95 franchi (0,9465 alle 09.30 di stamane). «Tenendo conto dei differenziali d'inflazione con i principali partner commerciali, tuttavia, il franco non è affatto valutato in modo elevato, anche a livelli inferiori a 95 centesimi», osserva a questo proposito l'intervistato. «Attualmente vediamo il giusto valore a circa 90 centesimi rispetto all'euro, il che non significa che questi livelli si vedranno già domani sui listini. Piuttosto, indica che ci si deve aspettare un ulteriore apprezzamento nel medio termine».
Ma a questo punto - chiede il giornalista di Cash - la BNS non potrebbe intervenire per evitare un ulteriore rafforzamento? «Attualmente la BNS sta riducendo le proprie riserve valutarie, non aumentandole: non c'è quindi da aspettarsi che il pendolo torni improvvisamente nella direzione opposta», risponde Gitzel. «Non c'è nemmeno motivo di indebolire il franco acquistando valute estere: la situazione attuale è infatti molto favorevole per i guardiani della moneta federale».
«Grazie al franco forte, l'industria elvetica può acquistare beni all'estero a prezzi vantaggiosi e mantenere così la propria competitività», spiega l'economista. «Poiché nei prossimi mesi la pressione inflazionistica nella Confederazione aumenterà ancora un po' a causa dell'aumento degli affitti e delle bollette dell'elettricità, è sicuramente auspicabile una compensazione attraverso acquisti all'estero vantaggiosi da parte delle imprese. Un franco forte non significa quindi che i tassi d'inflazione rischiano di diventare troppo bassi. Per il momento, una moneta svizzera forte rimane nell'interesse della BNS».
E fino a dove potrebbe arrivare il franco in caso di escalation del conflitto fra Israele e Hamas in Medio Oriente? «Per rispondere a questa domanda è necessario innanzitutto definire il significato di escalation», fa presente il professionista. «Se si intende una conflagrazione che sfocia in una guerra per procura tra 'est' e 'ovest', l'avversione al rischio potrebbe aumentare in modo significativo. Ciò avrebbe implicazioni anche per il conflitto in Ucraina, perché gli Stati Uniti, ma anche l'Europa, si troverebbero di fronte a due guerre. È difficile dire quanto si apprezzerebbe il franco come porto sicuro in un caso del genere, ma non mi sorprenderei di vedere livelli inferiori a 0,90», conclude Gitzel.