Diverse grandi aziende hanno deciso per il cambio di rotta perché «più efficiente». Non tutti però sono felici della novità.
ZURIGO - Ritorno al passato: lavorare da casa non sembra più essere la "mission" in testa a chi fa impresa e sempre più aziende vogliono vietare lo smart working. Il motivo? L'interazione vis-a-vis e lo spirito di squadra che al chiuso della propria abitazione verrebbero a mancare. Insomma: i dipendenti lavorerebbero meglio in ufficio.
I nomi altisonanti che si sono detti d'accordo sul ritorno all'antico metodo di lavoro non mancano: Schindler, Swatch e Swisscom e adesso anche Sulzer stanno riportando i loro dipendenti in ufficio. In America il gigante della vendita al dettaglio online Amazon sta subendo le conseguenze di una mossa simile: in tanti se ne vanno e cercano una nuova occupazione.
«Senza smart working mi licenzio» - Un passo che anche i dipendenti delle aziende svizzere stanno prendendo in considerazione o hanno già fatto. «Ho dato le dimissioni e ora sono con un datore di lavoro che continua a promuovere il lavoro da casa», conferma a 20 Minuten un lavoratore.
Non è il solo in questo atteggiamento. Un altro lettore riferisce di «una cattiva atmosfera in ufficio e di diverse dimissioni perché il suo datore di lavoro ha ridotto il numero di giorni di lavoro da casa».
Cosa dice l'associazione dei datori di lavoro - Interpellata dal quotidiano zurighese, l'Associazione svizzera dei datori di lavoro ipotizza che i dipendenti continueranno ad avvalersi della possibilità di lavorare da casa anche in futuro. «I modelli di home office e di orario di lavoro flessibile in generale si sono affermati», afferma Jonas Lehner del dipartimento di comunicazione.
In questo contesto, stando a queste dichiarazioni, i datori di lavoro sono disposti a trovare soluzioni interessanti sia per i dipendenti che per le aziende. «Soprattutto in considerazione della carenza di manodopera, tali soluzioni flessibili fanno parte dell'essere un datore di lavoro attraente».
Tuttavia ricorda che «i dipendenti non hanno il diritto di lavorare da casa» e «le disposizioni aziendali sul lavoro da casa possono essere revocate in qualsiasi momento».
«Senza un ufficio a casa, ci si sente fuori moda» - Per i giovani che iniziano la carriera, l'obbligo di lavorare da casa può anche rappresentare un'esperienza completamente nuova del mondo del lavoro. «Dopo quasi due anni di lavoro da casa durante l'apprendistato, ero abituato a lavorare da casa e a essere flessibile» racconta un giovane. «Ora stare in azienda mi sento un po' fuori moda».
E ritiene che «le aziende avranno difficoltà ad attrarre i giovani senza lo smart working. Penso che lavorare da casa sia ormai moderno e che dovrebbe essere offerto ovunque per almeno uno o due giorni alla settimana» afferma.
Lavoro da casa più efficiente - Un altro gruppo particolarmente colpito dal cambiamento è quello dei genitori: «Quando lavoravo da casa, non dovevo interrompere l'attività se mio figlio era malato ad esempio, ma ora devo farlo», dice una madre. Che non è d'accordo nemmeno con la giustificazione dei datori di lavoro di una maggiore efficienza.
«Sono più efficiente lavorando da casa perché non chiacchiero molto con i miei colleghi di lavoro. E nell'ambiente di lavoro, sento che nessuno vuole tornare completamente in ufficio».
Le precisazioni di Swisscom: «Sosteniamo e incoraggiamo il telelavoro in Svizzera ove sia possibile» - Sentitasi tirata in ballo, Swisscom precisa che l'azienda «sostiene e incoraggia il telelavoro in Svizzera, ove sia possibile. Grazie al telelavoro e all'homeoffice dalla Svizzera - precisa in una nota - i dipendenti possono conciliare la loro vita professionale con quella privata. Per noi è importante - argomenta Swisscom - una giusta combinazione di lavoro in ufficio e a casa: per la cultura e anche per l'integrazione dei nuovi dipendenti nei team, riteniamo che sia necessaria una certa quantità di tempo trascorso insieme in ufficio».
Attualmente - si conclude la nota - «applichiamo la regola secondo cui i nostri dipendenti devono lavorare almeno due giorni a settimana in ufficio, indipendentemente dal loro grado d'occupazione».