Alberto Petruzzella dell'Associazione Bancaria Ticinese: «Siamo arrivati ad un punto che sembra una presa in giro»
Anche il Consigliere nazionale Rocco Cattaneo si aspettava di più dall'Italia: «Ha firmato, ce lo deve»
LUGANO - «È dal 2015 che aspettiamo che l’Italia mantenga le promesse. Noi abbiamo fatto tutto quanto pattuito, ma loro hanno reso l'accesso ancor più difficile, condendo tutto con un atteggiamento aggressivo, di procure e guardie di finanza. Noi non molliamo, anche poiché ne va dell’economia ticinese, ma è anche questione di principio, a nessuno piace essere preso in giro».
È quanto ha dichiarato oggi, senza giri di parole, Alberto Petruzzella, Presidente dell’Associazione Bancaria Ticinese (ABT), riguardo all'accordo sull'accesso al mercato italiano da parte degli operatori finanziari svizzeri.
Durante una discussione svoltasi oggi al LAC di Lugano, in seguito all'Assemblea Generale dell'ABT, hanno preso la parola a riguardo anche la Segretaria di Stato Daniela Stoffel e il CEO di Swissbanking Joerg Gasser. Purtroppo - hanno notato - una soluzione è ancora lontana.
Rocco Cattaneo: «L'Italia ha firmato, ce lo deve»
Poco dopo si è espresso anche il Presidente della Deputazione ticinese alle Camere federali, Rocco Cattaneo: «Nel 2015 l'Italia ha firmato un accordo con diversi temi contemplati, tra cui la fiscalità dei frontalieri, ma anche quello dell'accesso al mercato italiano. Avendo firmato, è quindi una cosa che ci deve».
Alla puntualizzazione di Daniela Stoffel che quello firmato non era «un vero e proprio contratto», ma più «una roadmap», è intervenuto nuovamente Petruzzella: «Quindi all'inizio avremmo dovuto fare un bel contratto, con 5 firme e 5 notai, perché non ci fidiamo dell'Italia? Oppure ci fidiamo, essendo Stati vicini e sovrani, e quando c'è un impegno - anche solo morale - ci si aspetta che loro facciano la loro parte? O quantomeno che si comportino in modo corretto. Non è possibile che ci vogliano 6 anni per parlare, e poi cambiano Governo, e poi vanno in vacanza. Non esiste. Che ci dicano pure "no", ma che abbiano il coraggio di ammettere "Voi avete fatto quello che avete promesso, noi no", poi ognuno trarrà le proprie conclusioni».
Gasser, dal canto suo, ha dichiarato che la vede dura: «Bisogna tener conto anche di Bruxelles, non sappiamo quanto l'Unione europea sia d'accordo con l'apertura di questo canale bancario italo-elvetico. Ci sono poi diverse forze economiche, in Italia, che sono contro a quest'apertura. Purtroppo non basta la nostra volontà, ma anche la parte italiana deve volerlo, e non sembra che saranno facilmente convincibili».
A rischio clienti e dipendenti
Dal 2017, lo ricordiamo, le banche e gli istituti di Paesi terzi possono offrire offerte a clienti privati italiani solo se hanno una succursale in Italia, ciò che impedisce alla piazza finanziaria ticinese di esportare i propri servizi direttamente dal territorio elvetico.
I rischi di proseguire su questa strada, oltre ad un calo della clientela e degli affari, riguardano anche i posti di lavoro ticinesi. «Se le banche possono operare soltanto tramite succursale in Italia, questo significa dover spostare i collaboratori ticinesi aldilà del confine o - nella peggiore delle ipotesi - sostituirli con personale assunto in loco. Di conseguenza, posti di lavoro e tasse rischiano di andar persi, a danno di tutta l’economia ticinese» aveva dichiarato a gennaio Petruzzella, al settimanale Opinione Liberale.
I prossimi passi
Daniela Stoffel ha spiegato che si recherà in persona a Roma la settimana prossima, per discutere con Maria Cecilia Guerra, Sottosegretario di Stato al Ministero dell'Economia e delle Finanze, dell'asse transfrontaliero tra Italia e Svizzera, ribadendo: «Tutto dipende dalla volontà politica di Roma».
Cattaneo ha invece annunciato che i deputati ticinesi saranno accolti a Berna, da Ueli Maurer, il 20 settembre, ed è uno dei temi che sarà a capo dell'agenda. «Anche il Dipartimento di Cassis, comunque, deve fare la sua parte», ha poi detto Cattaneo, «sebbene siano temi fiscali, e tecnici, la diplomazia è importante».
Pandemia e sostenibilità
Oltre a ciò, durante la conferenza stampa sono state toccate anche altre tematiche. In primis la pandemia, una crisi superata con soddisfazione dalle banche: solo in Ticino sono stati concessi oltre 12'000 crediti Covid.
Poi è stato presentato il primo studio svolto in Ticino sulla sostenibilità del settore bancario, realizzato dalla SUPSI su mandato di ABT e con il supporto di Swiss Sustainable Finance.
Dai dati dello studio “La sostenibilità nel settore bancario ticinese”, delle ricercatrici Jenny Assi e Caterina Carletti, è emerso come, seppur vi siano rami di attività (ad esempio il settore crediti) dove permangono diverse lacune in ambito CSR, «il settore bancario adotta già numerose buone pratiche per quanto riguarda la gestione aziendale, gli investimenti, i rapporti con i collaboratori e la tutela dell’ambiente».