Da giocare esclusivamente in coppia il nuovo gioco del regista e designer Josef Fares racconta una rocambolesca evasione in maniera innovativa ma non è privo di difetti
STOCCOLMA - Quando con gli amici si finisce a parlare di videogiochi, soprattutto fra i 30enni e qualcosa, capita talvolta che salti fuori una lamentela (da vecchi) riguardante il multiplayer: «Ma di giochi che si giocano assieme su di un televisore solo non ne fanno più, oggi passa tutto per il web».
Già perché l'online... - Generalizzazione, sì, ma poi non così distante dalla realtà: il game di oggi è prevalentemente una creatura online che si gioca en masse, si condivide in streaming con platee più o meno sterminate in un ecosistema nuovo, dinamico e in rapido mutamento.
Lo schermo tagliato a metà - Così l'idea di un titolo incentrato in maniera incontrovertibile sulla cooperazione e sullo split-screen (quella righina che divide a metà lo schermo) diventa un esperimento controcorrente e quasi da artista. E non è un caso che al lavoro su "A way out" pubblicato da Ea ci sia un regista cinematografico e game designer svedese, Josef Fares, che con le identità multiple aveva già sperimentato nel 2013.
In origine, due fratelli - Sua opera prima, infatti, una toccante storia indie di due fratelli "Brothers: a Tale of Two Sons" che venivano controllati in simultanea con le due levette analogiche del joypad generando interessanti situazioni. Chi l'ha giocato, poi, si ricorda ancora il finale super emozionante.
Cooperare per evadere - Il suo ultimo lavoro, ambientato fuori e dentro a un carcere di massima sicurezza, gira ancora attorno al concetto di dualità ma in un modo diverso: chiedendo a due videogiocatori di cooperare per tutta la durata di una rocambolesca evasione. Che si giochi in locale o a distanza lo schermo sarà sempre diviso in due, di modo che entrambi possano vedere l'operato dell'altro.
Una squadra per forza - Due protagonisti - Leo Caruso e Vincent Moretti, uno neoarrivato in carcere e l'altro già lì da un pezzo - e un nemico comune di cui vendicarsi. Basteranno pochi minuti perché la missione venga esplicitata e la coppia definita, dopo di che sarà tutto in discesa (e in corsa).
La qualità... latita - Difficile che non salti all'occhio quasi subito "A Way Out", malgrado abbia grandi ambizioni, fatica un po' dal punto di vista dell'impianto e non solo. Da una parte l'aspetto grafico non fa certo gridare al miracolo ed è a malapena sufficiente dall'altra la scrittura e la sceneggiatura mostrano carenze degne dei b-movie con momenti francamente un po' inspiegabili e scambi di battute un filino ridicole (e meno male che Fares di mestiere fa il regista).
La vera esperienza è la condivisione - Ma quello che rende veramente speciale il titolo di Hazelight Studios è proprio la faccenda della cooperazione e quello che nasce fra i due giocatori mentre giocano: dalle chiacchiere, passando per le risate e le strategie. Insomma, forse alla fine che si tratti di un titolo caratterizzato da una certa faciloneria non è nemeno un male: alla fine i film più godibili in compagnia sono quelli un po' scassoni, mica i premi Oscar.
Ne vale la pena? Dipende da voi - "A way out" è in vendita in edizione semieconomica (circa 39.90) e si finisce in poco meno di 7 orette. Vale quindi la pena comprarlo? Fate un po' i vostri calcoli. In ogni caso con due biglietti del cinema, due pop-corn e altrettante cochine arrivate più o meno alla stessa cifra.
VOTO: 7,5
"A Way Out" è disponibile per Playstation 4 (versione provata), Xbox One e Pc Windows.
Nota interessante: basta una copia del gioco per giocare in due, anche a distanza. Chi parteciperà alla partita con il proprietario non potrà però sbloccare i trofei.