Domani esce "Keep Me From Drowning", 11 tracce che mescolano sapientemente rock e pop
LUGANO - Dopo una lunga promozione, basata su svariati singoli, finalmente Andrea Bignasca si appresta a pubblicare il suo nuovo album "Keep Me From Drowning".
Nel suo terzo album - edito da Radicalis Music, registrato, mixato e masterizzato da Matteo Magni nell'autunno 2020 a partire dalle tracce incise singolarmente, a causa delle limitazioni Covid - il cantautore ticinese riflette sul tema della navigazione, sull'essere in mare e sul concetto del viaggio, sia in senso fisico che spirituale e temporale. L'aver scritto tutti i testi a Lisbona, guardando negli occhi l'Oceano Atlantico, ha sicuramente aiutato Bignasca ad approcciarsi alla dimensione del mare che domina l'opera, fin da titolo e copertina.
Il risultato è un lavoro di grandissima qualità, facilmente accessibile ma con diversi momenti epici. Insieme ad Andrea abbiamo cercato di approfondire qualche aspetto di questa creazione.
Stai promuovendo l'album con una ironica "Guida per ex musicisti": come ti è venuta l'idea?
«La mia ragazza ha avuto questa immagine di me che utilizzavo una chitarra come stendino, per sostituire il nostro che si è rotto (ride, ndr). Da lì è partita l'idea, giusto per strappare un sorriso oltre che per informare tutto il mondo che il mio disco sta per uscire. Serve anche per non prendersi troppo sul serio...».
È solo un modo per sdrammatizzare la situazione del mondo della musica o c'è un intento satirico?
«Chiaramente è un'ironia agrodolce, ci sta un po' di satira sull'essere musicisti in tempi di Covid».
Perché "Mending Dreams" è - da tue dichiarazioni - la tua canzone preferita dell'album?
«La sento "simpatica" da portare sul palco: mi piace da cantare, mi piace lo spazio che ha la voce nell'arrangiamento e che duetta con la chitarra elettrica. Poi sono molto contento dell'equilibrio che ho trovato tra rock e pop. Riesce a essere sia elegante che "catchy"».
Forse anche per il suo essere tematicamente adeguata alle circostanze attuali?
«Esatto, è consona al momento. Parla di sentimenti contrastanti: sono a casa il sabato sera e non posso suonare, ma d'altro canto ciò mi fa sentire al sicuro dai pericoli. Anche da quello di salire su un palco, che è sempre un rischio - seppur bellissimo».
Di solito non si dice mai qual è il brano preferito di un album...
«Sì lo so, ma fai conto che per me questi sono 11 singoli! (ride, ndr)».
Ma questa è ben più che una semplice raccolta di singoli...
«Certo, io ragiono per album o, almeno, per grappoli di canzoni. Lo so che si potrebbe pensare che non sia così, avendo pubblicato sei singoli e due quando ancora mancava un anno all'uscita. Sapevo che i primi avrebbero fatto parte di "Keep Me From Drowning", ma mi andava di pubblicarli così presto e sono cosciente che può essere vincente avere, ogni tanto, qualche canzone "estemporanea" da lanciare come singolo».
Ogni disco, solitamente, ha un'anima. Ma in questo caso ce n'è più d'una, giusto?
«Assolutamente, è una cosa che mi è sempre piaciuta. Già dai tempi di "Gone" (l'album di esordio, ndr) mi sono sempre piaciuti i contrasti tra brani da solista e con la band al completo. Anche qui troviamo brani rock con la voce un po' più rotta, come "Nothing On You", ma anche brani molto calmi e introspettivi come "Haven". Passiamo poi dall'affresco su un "lato buio" come "Mending Dreams" all'ironia di "Stranded", ad esempio. Musicalmente c'è un bell'equilibrio tra canzoni d'impatto immediato e altre che richiedono un ascolto più approfondito».
Come descriveresti "Keep Me From Drowning", usando solo due parole?
«Riflessivo e spensierato».
Hai pensato di promuovere l'album in qualche forma "alternativa"?
«Non al momento, ma solitamente queste idee mi vengono come lampi e le realizzo in quattro e quattr'otto. Adesso no, ma in futuro forse...».
La dimensione del live streaming ti si addice?
«Finora non ne ho fatto nessuno, per scelta. Qualsiasi cosa che mi veniva in mente era solo una pallidissima imitazione di un classico concerto. Non giudico assolutamente coloro ai quali piace questa dimensione, anzi li rispetto molto. È semplicemente uno strumento che non mi appartiene».
Quanto è forte la voglia di tornare a suonare dal vivo?
«Questo è il motivo principale che mi ha spinto a cercare di vivere di musica: la sensazione che si prova a suonare live e scrivere canzoni fa valere la pena, rispetto a qualsiasi altra cosa si metta sull'altro piatto della bilancia. È anche per questo che, nella "Guida", mi definisco ex musicista: perché è venuta momentaneamente meno la dimensione a me più congeniale, il fulcro della mia vita».