La band ticinese Heavy Demons pubblica ufficialmente oggi il suo nuovo singolo “Codex Gigas"
RIVA SAN VITALE - Il metal degli “Heavy Demons” nasce nell’ormai lontano 2001, ma per rintracciare l’ispirazione del loro ultimo singolo bisogna fare un salto all’indietro ben più lungo, tornando fino al XIII secolo - quello della Magna Charta, dei Vespri siciliani e del nostro Patto federale.
A quello stesso periodo storico viene attribuita infatti la stesura del più grande manoscritto medievale miniato giunto fino ai nostri giorni: il cosiddetto “Codex Gigas”, che presta il suo nome al titolo del brano. E perché questa scelta? «Da un lato ci intrigava molto l’idea di questo grande libro le cui origini restano avvolte nel mistero - spiega Jack Demon, voce della band ticinese -, dall’altro c’è il riferimento alla leggenda legata alla creazione del manoscritto», che narra sia stato realizzato nel corso di una sola notte da un monaco, isolatosi nella sua cella, grazie all’intercessione del demonio.
Una leggenda - alimentata nel corso dei secoli anche dalla presenza di una grande illustrazione tra le pagine - che è valsa al tomo il pittoresco alias di “Bibbia del Diavolo”, ma che viene reinterpretata nel suo significato in questo Codex Gigas in formato metal. «L’idea di fondo è che c’è sempre qualcuno presente dentro di noi pronto a darci una mano. Una forza interiore, un lato che emerge quando ne abbiamo bisogno». Un vero e proprio «silent friend», come lo chiamano all’interno del brano.
Il singolo - con tanto di videoclip, in uscita oggi - arriva a qualche anno di distanza dall’ultimo lavoro ed è parte di un progetto musicale tuttora in fase di produzione. In realtà, musicalmente parlando Codex Gigas era pronto già durante lo scorso autunno. Ma poi il Covid ci ha messo lo zampino. «Un componente della band si è ammalato. Dopodiché c’era un po’ di preoccupazione nel ritrovarsi per registrare il tutto. E infatti per mettere insieme il video abbiamo dovuto filmare tutte le parti dei singoli componenti separatamente e poi montarle. Non proprio una passeggiata».