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Il déclic di Mattak in un disco nato «da uno shock emotivo»

MUSICAIl déclic di Mattak in un disco nato «da uno shock emotivo»

09.06.23 - 06:30
È fuori da oggi il secondo album del rapper di Comano che è venuto a trovarci per raccontarci il lavoro dietro "Overt"
Davide Giordano
Il déclic di Mattak in un disco nato «da uno shock emotivo»
È fuori da oggi il secondo album del rapper di Comano che è venuto a trovarci per raccontarci il lavoro dietro "Overt"

SAVOSA - Uno shock emotivo, un anno un po' turbolento. Mattak ha raccolto le sue emozioni e si è messo a nudo nel suo nuovo album "Overt". Un disco che di lui dice molto e con il quale segna un vero e proprio salto dalla sua prima prova "Riproduzione vietata".

In questi anni lo abbiamo visto esibirsi e collaborare anche con artisti di fama mondiale e prendere parte a eventi piuttosto importanti. Uno di questi è proprio dietro l'angolo: si tratta della sua esibizione che il prossimo dodici luglio farà da apripista al concerto di Madame in Piazza Luini a Lugano.

Quella che si prospetta sarà sicuramente un'estate calda per Mattia Falcone, in arte Mattak. Per il lancio del suo album, che inaugura di fatto la sua nuova stagione musicale, lo abbiamo incontrato.

Raccontaci il tuo percorso tra il primo e il secondo disco
Ho avuto un déclic. Io come persona e a livello musicale. In questo disco mi racconto molto di più. Nell’ultimo, "Riproduzione vietata", lo avevo fatto solo vagamente.

I brani sono molto diversi tra loro, ti sei anche ispirato ad artisti con cui hai collaborato in passato?
Quando faccio un disco ho bisogno di esprimere diversi lati miei, sia musicali che di mood, e mi piace spaziare dal rap old school a cose più recenti e fresche. Quello che mi ha ispirato è stato soprattutto quello che ho ascoltato in questi anni. Perché le collaborazioni sono sempre state un po’ vicino a quello che faccio io. Invece lo scorso anno ho cominciato ad ascoltare molto rap-jazz e mellow rap. Sto tornando verso un’ondata chill e low-fi.

Come hai scelto le collaborazioni per questo disco?
Volevo fare un salto di qualità, anche a livello di immagine. Quindi ho scelto di fare dei featuring con dei rapper molto conosciuti e che sono anche miei amici. Ho scelto tre artisti che stimo e che mi stimano. Con Nayt ho già collaborato nel suo ultimo disco e sono stato al suo tour. E mi ha ispirato tanto, anche vedere come parla al suo pubblico. Silent Bob lo conosco invece da anni, eravamo sotto la stessa etichetta e abbiamo fatto tanti concerti insieme. C’è stima reciproca ed è tanto che pensavo di fare un pezzo con lui. Il featuring con Guè… beh quando è uscito “Riproduzione vietata” si è complimentato con me e io lo stimo un botto. Abbiamo deciso insieme di fare un pezzo e sono super felice.

Perché Overt?
Overt vuol dire palese, che non ha bisogno di spiegazioni, è trasparente. Nel disco affronto un viaggio molto introspettivo, basato sull’onestà verso me stesso e verso gli altri. Ho scelto questo titolo anche perché "overt" è uno dei due narcisismi patologici in psicologia. L’anno scorso mi è capitato di conoscere una persona affetta da questa psicopatologia e non è stato semplice. Il disco è nato da uno shock emotivo.

È un album che dice tanto di te?
Dice quasi troppo. Infatti sono molto teso. Due anni fa, quando è uscito il mio primo album, ero molto più sicuro di me. Ho provato a fare più cose, sono uscito un po’ sia musicalmente sia in quello che scrivo. Parlo tanto di me, e di cose mie.

In un brano parli del rapporto con i social media. Tu hai mai avuto problemi?
Sì, purtroppo anch'io faccio scrolling da ameba. Perdo delle ore. E non ci sta. È un problema super attuale e mi fa un po’ paura. Nella canzone tratto in generale la tecnologia, un po’ come una puntata di “Black Mirror” in mezzo al disco e tratto gli scenari che si stanno creando. La dipendenza da social non è da sottovalutare, credo che ci stia rendendo un po’ apatici e molto più disattenti di prima.

Nel linguaggio del rap è sempre stato presente l’elemento “insulto” gratuito, in particolare nei confronti delle donne. Si tendono a usare aggettivi svilenti. Secondo te questi può contribuire a normalizzare determinati atteggiamenti nei confronti delle donne?
Non è per giustificare, ma tanti rapper e trapper che usano queste parole girano in ambienti dove tutti un po’ ci sguazzano in questa cosa, sia le donne che gli uomini. Parlo per esempio delle discoteche, dove è tutto molto superficiale da parte di entrambi i sessi. La trap per esempio è un genere da discoteca e i trapper purtroppo parlano così. A me non piace, io non lo farò mai con l’intento di parlare delle donne in quel modo. Se ho usato determinati termini nel mio disco, erano per una persona precisa. E ho avuto anche un po’ paura a usarli. Ma sul momento ho sentito che per me fosse la cosa giusta. Spero di essere capito. Poi nell’album parlo anche del fatto che le donne vanno rispettate.

Madame, l’album, la Rotonda. Parlaci della tua estate. Dove ti troveremo?
Ho un tour e parte oggi. Andrò un po’ in giro per l’Italia. A Cosenza, Novara, Reggio-Emilia e Rimini. Sono carico e anche un po’ teso. Sono gasato e sono curioso di sapere come reagirà il pubblico.

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