"Something you said last night", da oggi nelle sale ticinesi, racconta la leggerezza e la normalità di essere trans
LUGANO - È l’estate italiana. Quella da film e che passa alla radio. C’è una famiglia che viaggia a bordo di un’auto. In sottofondo: “Sarà perché ti amo”.
I quattro, madre, padre e figlie, si dirigono verso una settimana di relax e divertimento. O perlomeno, è quello che promette sulla carta un qualsiasi resort estivo in riva al lago. La realtà è che in famiglia ci sono attriti, verità non dette e anche quella noia tipica di chi non smania dalla voglia di avere tutto quel tempo libero e, perdipiù, di doverlo passare con i propri cari.
“Something you said last night”, della italo-canadese Luis De Filippis - vincitrice del premio Emerging Canadian Artist all'Inside Out Film and Video Festival nel 2018 - non ha un particolare messaggio, se non la normalità. Ci sono gli sconvolgimenti tipici di un momento di pausa, la vita delle due figlie che sta per prendere una nuova piega, e tutta la tensione che non può che esplodere.
Il film si costruisce sull’arco della settimana in cui rapidamente la famiglia si divide. C’è Senia che passa la notte fuori e non risponde ai messaggi. Renata che fatica a guadagnarsi la propria indipendenza. C’è Guido a cui tutto scivola addosso e Mona che è la preoccupazione fatta persona: la mamma che si chiede cosa ha fatto «per meritarsi tutto questo».
È un film la cui protagonista è una donna trans, ma in nessun momento si parla del suo genere. Non lo si rimarca esattamente come non lo si fa per tutti gli altri personaggi. C’è sì una forte ansia da parte della figura materna nei suoi confronti e si potrebbe pensare a un sottotesto che potrebbe avere a che fare con il discorso di genere, ma i pesi nella storia sono altri: l’incertezza sul lavoro, per esempio, il non potersi permettere un affitto e la vergogna di dover chiedere aiuto ai propri genitori.
È bello sapere che si possa raccontare la vita di una persona trans mostrandola mentre affronta la sua quotidianità esattamente come una persona qualunque. Ed è forse questo il fulcro del film: non c’è un normale e un diverso, solo vite che si incrociano, liti in famiglia, incomprensioni e risate perché, sì, qualcuno ha scorreggiato sotto le coperte. Lo ha sottolineato anche la stessa regista, di cui questo è il primo lungometraggio, in un'intervista per Tiff: «Penso che sia importante quando trattiamo delle storie trans di avere della luce e della leggerezza, perché siamo davvero molto stanchi».
“Something you said last night”, da domani al cinema Iride di Lugano e all'Iride di Ascona, è un buon modo per salutare l’estate e per abbracciare la nostalgia di quei momenti vissuti o immaginati che fuggono via veloci.