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MONDO APPLEiPad mini 7: intrattenimento allo stato puro

15.11.24 - 17:58
Abbiamo potuto testare la settima generazione di iPad mini, dotata del “vecchio” processore A17Pro.
Saul Gabaglio
iPad mini 7: intrattenimento allo stato puro
Abbiamo potuto testare la settima generazione di iPad mini, dotata del “vecchio” processore A17Pro.
Cambiando poco o nulla e “riciclando” delle componenti da altri prodotti si possono fare notevoli passi avanti.

SAVOSA - A scanso di equivoci lo diciamo subito: l’iPad mini ci piace e ci è sempre piaciuto grazie alle dimensioni molto compatte che ne fanno uno strumento ideale per giocare e per il puro intrattenimento (leggere, navigare e guardare video). Non è il primo iPad che consiglieremmo di acquistare alla maggior parte delle persone (che probabilmente hanno bisogno di un dispositivo anche per produrre contenuti), ma di sicuro è quello che suggeriremmo di acquistare se in casa doveste avere già un modello più grande e, di conseguenza, potrebbe servirvi un dispositivo quasi solo per usufruire di contenuti.

Cosa ha di nuovo da offrire il nuovo iPad mini? A prima vista verrebbe da dire poco o nulla. Esteticamente appare ed è identico alla sesta generazione presentata nell’autunno del 2021. L’unica differenza osservabile è lo slot per la carta SIM che nei nuovi modelli è stato eliminato. Scelta comprensibile perché in linea con la tendenza di Apple a prediligere le eSim rispetto alle schede fisiche (negli Stati Uniti gli iPhone hanno già completato la transizione), ma che complica un po’ la vita a chi ha più iPad ma una sola Sim dati che all’occorrenza viene spostata da un dispositivo all’altro.

Per il resto il design rimane invariato. Lo schermo da 8.3 pollici è esattamente lo stesso del modello precedente, senza Pro Motion, con frequenza di aggiornamento ferma a 60 Hz e 500 nits di luminosità (più che sufficienti in tutte le situazioni salvo che all’aperto in giornate con tanto Sole). Ottima anche la qualità delle immagini grazie alla elevata densità di pixel (326 ppi) e all’ottima copertura cromatica (oltre alla funzione True Tone, che ci sta sempre bene). 

Tra i cambiamenti che avremmo voluto vedere per dare una ventata di novità ad un dispositivo che esteticamente risente un po’ degli anni che passano i due principali sono il sensore FaceID e uno schermo leggermente più largo grazie a margini più ridotti. Apple ha rinunciate ad entrambe e questa scelta, secondo noi, si spiega unicamente con l’obiettivo di abbassare i prezzi. I 499.- CHF per il modello di base (considerando che la memoria SSD è passata da 64GB a 128 GB) sono decisamente concorrenziali rispetto ai prezzi dei modelli precedenti e fanno pesare meno la rinuncia a sbloccare l’iPad con lo sguardo. Considerando tutte le volte che ci siamo lamentati dei prezzi elevati dei prodotti Apple per una volta siamo felici di poter evidenziare da questo punto di vista un piacevole passo avanti.

Oltre ai prezzi l’unica vera novità si trova al suo interno. Il processore inserito nei nuovi iPad mini è una versione leggermente depotenziata dell’A17Pro con architettura a 3 nanometri presentato lo scorso anno negli iPhone Pro. La differenza è nella GPU che, in questi dispositivi, ha solo 5 cuori; uno in meno rispetto a quelli presenti negli iPhone 15 Pro. A livello di prestazioni pure la CPU garantisce gli stessi (ottimi) livelli raggiunti dagli iPhone professionali dello scorso anno, salvo che per la componente grafica che è leggermente meno potente. Nell’utilizzo quotidiano questa differenza si percepisce poco, mentre il passo avanti rispetto alla sesta generazione di iPad mini è decisamente evidente grazie alle tecnologie di Ray Tracing e Mesh Shading inserite nel processore A17Pro. A ciò aggiungiamo il fatto che il “nuovo” processore ha integrati 8 GB di memoria RAM, indispensabile per poter far girare Apple Intelligence, e utili a rendere particolarmente dinamico l’intero sistema.

A chi piacciono i numeri possono interessare i risultati dei test che abbiamo svolto. Con Geekbench 6 la CPU ha raggiunto i 2925 punti in Single-Core e 7282 punti in Multi-Core. Rispetto al processore A15 Bionic degli iPad di sesta generazione, il nuovo modello migliora del 36% in Single-Core e del 31% in Multi-Core. Una crescita decisamente sostanziale se consideriamo che i nuovi iPhone 16 Pro con processori A18 Pro arrivano a 3411 (+16% in single-core e multi-core) e che i nuovi iMac con processore M4 (con il quale stiamo scrivendo questa recensione e che recensiremo a breve) arrivano a 3693 (+26%, il confronto in multi-core non ha senso dal momento che i processori M4 hanno il doppio dei cuori ad alta prestazione rispetto all’A17Pro). A conti fatti tra la settima e la sesta generazione di iPad mini, per quanto riguarda i calcoli a processore singolo, c’è un gap di potenza superiore a quello presente tra questi nuovi dispositivi e gli iPhone 16 Pro o addirittura l’all-in-one appena presentato da Apple. Per quanto riguarda la GPU, il processore grafico, il confronto tra A17Pro e M4 ha ben poco senso vita l’architettura molto differente tra i due processori, ma rispetto all’A15 Bionic l’aumento di prestazione (+30%) si conferma ancora una volta notevole.

Perché ci piace? Di fatto questo aggiornamento, grazie al processore “riciclato” dallo scorso anno, è più di un semplice miglioramento incrementale rispetto agli iPad mini di sesta generazione che, comunque, rimangono ancora prodotti più che validi proprio perché si tratta di dispositivi destinati più al consumo di contenuti che alla loro produzione. Dopo aver sottolineato questa propensione all’intrattenimento degli iPad mini ci sembra però doveroso precisare che questi dispositivi sono assolutamente in grado di elaborare video e immagini senza grossi problemi e, inoltre in molte occasioni, grazie alle sue dimensioni compatte l’iPad mini è scivolato nelle tasche di una giacca e ci ha accompagnati a conferenze o presentazioni di libri permettendoci di prendere appunti facilmente (attenzione: il nuovo modello supporta solo le ApplePencil Pro e quelle USB-C). Purtroppo il vantaggio delle dimensioni compatte è anche il suo maggior difetto. 

E quindi? La frequenza con cui Apple ha aggiornato questi dispositivi ci porta a pensare che il prossimo aggiornamento non arriverà molto presto, se a ciò aggiungiamo il fatto che la settima generazione è in grado di sfruttare Apple Intelligence (che a quanto pare arriverà in Europa e in Svizzera già nella prima parte del 2025) possiamo considerare seriamente l’ipotesi di rompere il salvadanaio. Se però non subite il fascino dell’intelligenza artificiale di Cupertino, e non siete videogiocatori appassionati, ci sembra possa aver senso aspettare ancora un po’ e vedere se a Cupertino decideranno di mettere mano anche al design di questo iPad e non solo al suo cuore.

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