Non vaccinati indesiderati negli Stati Uniti: confini ancora blindati
«Non vaccinati negli USA? Non è cambiato nulla».
NEW YORK - La richiesta ufficiale che i membri repubblicani del Congresso Claudia Tenney e Louie Gohmert hanno fatto pervenire al presidente Joe Biden e l’allentamento delle misure anti-Covid deciso negli USA (dove stimano che il livello di immunità della popolazione sia al 95%) sono solo le ultime lance spezzate in favore di Novak Djokovic. Al momento però, per esenzioni, favori, scappatoie - chiamateli come volete - sembra non esserci spazio: allo stato attuale delle cose, il serbo non può infatti mettere i piedi sul suolo degli Stati Uniti. In quanto non vaccinato, non può quindi prendere parte all’ultimo Slam dell’anno, quello che si consumerà tra il 29 agosto e l’11 settembre sui campi di Flushing Meadows.
C’è margine di manovra per evitare il “blocco”? Non secondo la legge, non secondo le direttive del Centers for Disease Control and Prevention (CDC), agenzia federale con sede ad Atlanta che fa parte del Dipartimento della salute e dei servizi umani. È tale organismo che fissa i requisiti necessari per entrare nel Paese; è tale organismo che ha dato un giro di vite da quando è scoppiata la pandemia. Il recente ammorbidimento delle restrizioni riguarda esclusivamente chi già vive negli Stati Uniti. Ai confini, per tutti quelli che negli USA vogliono andare, non è invece cambiato nulla rispetto al passato.
«La situazione è la medesima rispetto alle scorse settimane - ci ha spiegato Jasmine Reed, Public Affairs Specialist del CDC - Non c’è niente di nuovo da segnalare. In base alla “Presidential proclamation” e alle regole del CDC, tutti i cittadini non statunitensi che non sono immigrati sono tenuti a mostrare la prova di essere completamente vaccinati con un vaccino COVID-19, accettato prima di imbarcarsi su un volo da un paese straniero. Ci sono delle eccezioni, ma queste sono limitate».
Ma quali sono queste eccezioni? Senza vaccino possono entrare negli USA diplomatici in visita ufficiale per conto di un governo straniero, ragazzi fino ai 18 anni, individui che si sono offerti per sperimentare nuovi sieri, persone che sono in possesso di un’eccezione umanitaria d’emergenza o che arrivano da Paesi nei quali le dosi non sono largamente disponibili o, infine, membri delle forze armate statunitensi, i loro partner e figli. In nessuna di queste “categorie”, come si può facilmente capire, il serbo può sperare di essere inserito. E allora? Ne manca una, ed è quella alla quale, con i suoi legali, i suoi contatti e i suoi sponsor, il campionissimo di Belgrado sta puntando. La CDC prevede infatti un lasciapassare per le persone il cui ingresso “sarebbe nell'interesse nazionale, come determinato dal Segretario di Stato, dal Segretario dei trasporti o dal Segretario per la sicurezza interna”. Da qui l’appello dei membri del Congresso direttamente a Biden.
Ma c’è realmente la possibilità che la presenza di Djokovic, con tutto quel che rappresenta, a New York possa essere considerata di interesse nazionale? In periodi meno turbolenti di questi o in annate di campagna elettorale, un cenno da parte del Presidente non sarebbe impossibile. Ora però tra guerra, emergenza sanitaria e problemi socioeconomici, pare difficile che la Casa Bianca perda tempo o si esponga per quello che molti statunitensi, tifosi o meno, non considerano neppure un caso.
L’unico “vantaggio” che ha l’ex numero uno al mondo è che, qualora davvero la politica si muovesse, non dovrebbe rispettare i tempi lunghissimi della burocrazia. Se il CDC non deciderà di estendere ai confini le regole scelte per chi già risiede - levandolo così dagli impicci - basterebbe infatti una “nota” presidenziale perché il suo visto fosse confermato. Nole può permettersi di sperare fino al giorno che precede il sorteggio del tabellone. Poi dovrà alzare bandiera bianca.