Si prende tempo, ma il "cambio" di Europeo è sempre più probabile.
Una nuova cancellazione avrebbe effetti devastanti.
NYON - L’Europeo di calcio, quello già rimandato la scorsa estate e che si dovrebbe consumare la prossima, sta cercando una sua collocazione precisa. Travolti dall’ondata del coronavirus, dopo aver resistito il più a lungo possibile alla UEFA si sono “limitati” a riprogrammare la manifestazione dal 11 giugno all’11 luglio 2021. È stata pure confermata la vocazione itinerante del torneo che, per la prima volta nella sua storia, è stato pensato per riempire dodici città in dodici Paesi diversi. Proprio il concetto di “riempimento” al giorno d’oggi è, in ogni caso, totalmente improponibile. Come procedere, dunque, per evitare una nuova drammatica - a livello economico e d’immagine - cancellazione? Prepotente, negli ultimi giorni, è rimbalzata l’ipotesi di una ricollocazione geografica della kermesse. Invece che girare mezzo continente, l’Eurocarrozzone potrebbe fermarsi esclusivamente in Inghilterra, dove - al Wembley Stadium di Londra - già sono programmate tre delle sei partite del gruppo D, un ottavo oltre alle semifinali e alla finale.
Questo, lo show su un unico palcoscenico dove le regole sarebbero le medesime per tutti e per tutto il mese, renderebbe sicuramente più efficace il protocollo sanitario da attuare. Questo farebbe insomma aumentare il livello di sicurezza. Questo… non è al momento un argomento di discussione nel CdA della Football Association (la Federazione inglese), ancora ferma all’idea di organizzare solo una minima parte dei match in programma. «Non ospiteremo altri incontri dell’Europeo oltre a quelli per i quali abbiamo già dato l’autorizzazione», ci ha infatti confermato Louisa Fyans, direttrice della comunicazione di FA. In realtà i dirigenti del pallone inglese stanno lavorando al piano B: pur attenendosi alle direttive in arrivo da Nyon (l’ultima è del 3 febbraio), stanno studiando il modo per diventare gli unici padri dell’Europeo. Come già fatto la scorsa primavera, la UEFA sta tenendo duro: spera ancora in un campionato “del continente” e addirittura in stadi pieni. Pressati dalle varie Federazioni come anche dai vari Governi, Ceferin e i suoi sono tuttavia con le spalle al muro e hanno deciso di “riaggiornarsi” all’inizio del prossimo mese. Se, in quel caso, la situazione generale non sarà migliorata o, comunque, non darà garanzie, allora ci sarà l’inevitabile cambiamento di rotta. Intanto a Londra chiudono ogni loro comunicazione con un quasi profetico «La situazione è questa, per il momento...».