Filippo Lombardi e le grandi opere: «È sempre più facile bloccare che avanzare».
«Per la Valascia ho dovuto superare difficoltà enormi per fare passi avanti che mi hanno preso quasi dieci anni di vita».
LUGANO - Fulvio Pelli con i suoi interessi personali e l’MPS con il referendum da una parte, il Municipio con il suo progetto e le società sportive con la loro speranza dall’altra. In mezzo? Il Polo sportivo e degli eventi (PSE), attorno al quale il clima s’è fatto infuocato.
Progetto esagerato? Passo verso il futuro? Contenuti non sportivi da “spacchettare”? Il PSE è contemporaneamente indispensabile e criticabile; è il tavolo da gioco sul quale, in piena campagna elettorale, schiere diverse stanno calando i propri assi.
«L’esperienza mi dice questo: in qualunque campo, sui grandi progetti è sempre più facile bloccare piuttosto che avanzare - ci ha raccontato Filippo Lombardi, candidato al Municipio di Lugano, presidente dell’Ambrì, nonché uno dei “padri” della nuova casa biancoblù - Con la Valascia, io ho dovuto superare difficoltà enormi per fare passi avanti che mi hanno preso quasi dieci anni di vita. Tutto ciò per arrivare, spero, a tagliare il nastro fra sei mesi. In questo genere di progetti il tempo è un fattore importantissimo. Anche noi ad Ambrì abbiamo avuto, strada facendo, molti dubbi. Ci siamo confrontati con una proposta migliore, con un'altra idea, con un “si potrebbe fare diversamente”, con un “si potrebbe finanziare così”... Alla fine in ogni caso la conclusione che abbiamo tratto - e non dico che possa valere automaticamente altrove - è che quando si è avanzati abbastanza su una strada, deve esserci una catastrofe per dire “blocchiamo tutto”. Perché bloccare significa perdere di nuovo numerosi anni. Quindi... è sicuramente possibile che anche a Lugano qualcosa possa essere fatta meglio di quanto non sia già stato deciso - io non facevo parte e non faccio tuttora parte di nessuna istanza luganese quindi non mi permetto di giudicare - il rischio è però legato alle società sportive. Se servissero numerosi anni prima di arrivare a una soluzione, al FC Lugano, per esempio, non sarebbe permesso di restare in Super League».
Senza la nuova Valascia l’Ambrì esisterebbe ancora?
«Assolutamente no: avremmo già chiuso. Non giocheremmo più già da due stagioni: abbiamo ricevuto la proroga della deroga del prolungamento... due anni fa solo perché abbiamo fatto la cerimonia d'inaugurazione con Ueli Maurer. Da quel giorno, poi, per far partire il cantiere sono serviti altri cinque mesi. E il Lugano Calcio è nella stessa situazione».
La strada da percorrere sembra dunque una sola.
«Fare qualcosa di diverso è sempre possibile. Se cominciassi adesso con la Valascia, per esempio, ripartirei in maniera diversa da come si è fatto. Se tuttavia dopo tanti anni fossimo ancora qui a chiederci come partire… allora non partiremmo più».
A proposito della Valascia, settembre è dietro l’angolo.
«Per adesso siamo nei tempi e nei costi, e stiamo evidentemente lottando per restare nei tempi e nei costi. Perché non abbiamo un franco di troppo da spendere. È una lotta continua ma per adesso ci stiamo riuscendo».