«Il Polo sportivo darà lustro alla città? Non servono quattro anni di università per capirlo»
«Dove può arrivare il Lugano? Guardiamo al Basilea, al Leicester, al Wolfsburg, non ci poniamo limiti».
LUGANO - Sì! A Lugano hanno scelto di dotarsi di una struttura sportiva all’avanguardia: il futuro del FCL è assicurato.
Il referendum ha reso vincente la scommessa fatta da Joe Mansueto il quale, quando ancora di certezze non ce n'erano, ha completato la scalata alla società bianconera immaginandola grande nel giro di pochi anni. Come in ogni costruzione, per arrivare al cielo era però fondamentale cominciare da quelle fondamenta rappresentate proprio dal Polo. Solo quelle avrebbero garantito un impegno "importante" e a lungo termine del proprietario statunitense. E quelle, ora c'è la certezza, saranno gettate.
«Quella di avere un'infrastruttura moderna è sempre stata una priorità per il gruppo che ha acquistato il Lugano - ha ammesso Martin Blaser, CEO del club bianconero - ma in realtà la questione non riguarda la società nello specifico, non riguarda il FCL nella sua particolarità. Al mondo è dappertutto così: se non hai un’infrastruttura adeguata non puoi lavorare al livello più alto. Senza quella non puoi arrivare a esprimere il 100% del tuo potenziale a livello sportivo. È necessaria. E comunque, sia ben chiaro: non basterà quella per ottenere dei risultati. A essere vincente è sempre il giusto mix tra commerciale e sportivo...».
Una casa dello sport moderna farà felice il Lugano ma, in generale, darà lustro a tutta la città.
«Io credo che sia qualcosa di molto semplice da capire. Che per farlo non servano quattro anni di università, otto semestri. Poi però, spesso, la semplicità è difficile da ottenere. Ci vuole grande pianificazione, si devono convincere gli scettici, mille cose devono funzionare...».
Il futuro bianconero è adesso più vicino. Ma che futuro sarà?
«Perché limitarsi? Non lo capisco. Noi non vogliamo farlo. Vi racconto un aneddoto: dieci anni fa c’era la volontà di portare a compimento un progetto importante in una città della Svizzera interna. Il sindaco si mostrò d'accordo con il gruppo che rappresentavo ma aggiunse: “Vi sostengo fino alla Challenge League”. A quel punto decidemmo di non proseguire. Perché fissare un “massimo” quando, se si è bravissimi, non c’è limite ai risultati che si possono ottenere? Io penso al Basilea, a com’era nel 2001 e ai successi ottenuti in seguito. Guardo al Leicester, al Wolfsburg… Facciamo il lavoro al livello più alto e poi vediamo cosa accade».