Arno Rossini: «Balotelli alla Juve… avrebbe potuto svoltare»
«Quando è stato investito dal successo, quando ha avuto fama e denaro, Mario Balotelli è stato seguito bene?»
SION - Lo score di quest’anno dice 6 reti in 16 presenze di Super League. Discreto, non di più. E sbirciando al suo curriculum, le ultime esperienze sono legate ad Adana Demirspor, Monza e Brescia. Club storici, seguitissimi ma, con tutto il rispetto, non certo enormi. Non certo ambiziosissimi. Tenendo conto della carta d’identità - compirà 33 anni ad agosto - si può dunque dire senza paura di essere smentiti che Mario Balotelli abbia imboccato il viale del tramonto. Che sia vicino alla fine della carriera. Di una carriera nella quale qualche fuoco d’artificio può essere ancora sparato e che avrebbe potuto “raccontare” storie ben diverse da quelle ascoltate dai tifosi.
«Mario è un fenomeno - ha sottolineato Arno Rossini - di giocatori con le sue qualità non ne nascono spesso. Ha fisico, ha tecnica, la natura è stata benevola con lui».
Gli è forse mancata la testa.
«Diciamo che non è sempre stato un professionista esemplare».
In un recente intervento radiofonico, intervistato da Fedez, l’attaccante ha detto: “Mi sento ancora un calciatore da Nazionale. Ritiro? Credo di poter fare almeno altri quattro anni a un buon livello”.
«Dubito fortemente che possa tornare a far parte del gruppo-Italia, nonostante il potenziale ci sia tutto. È difficilmente presentabile nonostante, lo si deve ammettere, i mesi di Sion lo abbiano visto migliorare. Per quanto riguarda il prosieguo della carriera, invece, sono d’accordo. Qualche anno ad alto livello lo ha ancora davanti. Qualche contratto importante, con quei mezzi tecnici, lo troverà sicuramente. Non aspettatevi però che torni a essere dominante. Per quello ci si deve allenare duramente e lui, oltretutto, come molti dei suoi colleghi “avanti con l’età” mi pare abbia perso fame e modestia. È ormai un uomo benestante che guarda al futuro».
Altro passaggio dell’intervista: "Credo che lo status di primo giocatore di colore nella Nazionale abbia contribuito a far sì che si parlasse sempre di quello che facevo fuori dal campo”.
«Non sono d’accordo. Mi sembra un alibi per giustificare certe scelte, certe situazioni. Non credo che il colore della sua pelle abbia influito sui giudizi: se fosse stato un professionista a tutto tondo lo avrebbero esaltato, non si sarebbero accaniti su di lui. Ne ha combinate di cotte e di crude e ne ha pagato le conseguenze. Piuttosto mi chiedo: da giovane, quando è stato investito dal successo, quando ha avuto fama e denaro, Mario Balotelli è stato seguito bene? È stato affiancato da qualche specialista? È un ragazzo dotato di grande sensibilità…».
“Dopo il City fui a un passo dalla Juventus. Parlai con Marotta, Nedved e Conte. Poi si intromise Galliani e andai al Milan”.
«Ecco, questo è uno di quei bivi che possono cambiare la vita. Fosse finito in bianconero, in una società nella quale non ti permettono distrazioni, Mario avrebbe potuto svoltare davvero. Con Antonio Conte in panchina non avrebbe avuto modo di risparmiarsi. Avrebbe “imparato” a raggiungere il top. E magari avrebbe poi continuato a quel ritmo per tutta la carriera. Chissà, si fosse concretizzato il trasferimento, che Balotelli avremmo visto negli anni».
“Mino Raiola mi ripeteva sempre la stessa frase: se Messi e Ronaldo hanno così tanti Palloni d'oro, la colpa è tua. Aveva ragione, ho giocato troppo spesso al 20%”». La solita esagerazione.
«No, perché? Anche io penso che davvero l’attaccante italiano non abbia nulla da invidiare a quei due campionissimi. Che al top avrebbe potuto battagliare alla pari con loro. Cosa ci siamo persi... Un giocatore da Pallone d’Oro? Certo. È sicuramente di un livello altissimo, come ne ho visti pochissimi in giro. Vi piace Mbappé? I picchi che avrebbe potuto toccare, e che a sprazzi ha toccato, Mario sono quelli. Elevatissimi».