Arno Rossini: «Si parla di giustizia, di equità, di diritti. La verità è però che l’obiettivo è esclusivamente quello di “incassare”»
«Nel 1995 la sentenza Bosman cambiò il calcio; ora siamo alla vigilia di una nuova svolta».
LUSSEMBURGO - Ancora qualche ora e il volto del pallone del Vecchio Continente potrebbe cambiare per sempre. Giovedì mattina la Corte di giustizia dell'Unione europea si pronuncerà infatti sulla Superlega. Dirà, nello specifico, se il monopolio della UEFA sul calcio è legittimo o meno. Dirà se, nelle loro stanze di Nyon, il presidente Aleksander Ceferin e i suoi potranno continuare ad abbuffarsi o se, invece, saranno costretti a spartire con altri una torta ricchissima.
«I soldi sono al centro di tutto - è intervenuto Arno Rossini - Gli interessati parlano di giustizia, di equità, di diritti. La verità è però che, per un motivo o per l’altro, in un modo o nell’altro, l’obiettivo delle parti in causa è esclusivamente quello di incassare».
A oggi la UEFA si arroga il diritto di vietare la nascita e lo sviluppo di competizioni “alternative”. Può fare regole, decidere sanzioni e vendere i diritti TV. Il tutto per tornei fatti brillare da club nelle cui casse finisce solo una piccola parte del tesoro.
«Non so ovviamente come andrà a finire, anche se penso che sarà mantenuta questa situazione… con un “contentino” per chi ha provato a far la rivoluzione. La fine più probabile è un escamotage che permetta di salvare capra e cavoli. Aspetto comunque con curiosità il verdetto. Quel che posso dire è che c'è molta politica, non solo sportiva, in una questione spinosa, la cui “soluzione” sicuramente lascerà il segno. Per come si sono messe le cose, pur affrontando la Corte con fiducia, la UEFA rischia grosso: perché tutto continui a funzionare, a Nyon non possono infatti permettersi che una crepa si apra nelle mura del loro castello».
Ogni modifica rispetto alla situazione attuale sarebbe un pericolo?
«Cambierebbe tutto. Basterebbe una virgola. Se venisse deciso che la UEFA non può azzerare la concorrenza o che non può sanzionare i club che preferiscono altre competizioni rispetto a quelle da lei organizzate, non avrebbe infatti più un potere assoluto. Non sarebbe più inattaccabile».
A rischiare grosso sono anche Real Madrid e Barcellona, le uniche due società che non hanno abbandonato il progetto della Superlega.
«Con una sentenza in favore di Ceferin e dei suoi, per blancos e blaugrana sarebbe dura. Andrebbero incontro all’esclusione dalle coppe e a pesanti multe. Se però la Corte di giustizia dell'Unione europea si schierasse contro il monopolio, allora sarebbero in prima fila nella distribuzione di nuove ricchezze».
Gli altri club rivoltosi sono tornati sui loro passi.
«Sono usciti dalla porta ma sono pronti a rientrare dalla finestra. Qualora venisse dato torto alla UEFA, comincerebbero a strillare tutta la loro voglia di una nuova competizione. C’è da scommetterci».
«Tutti i campionati nazionali sono gestiti dai club. Solo a livello europeo questi non hanno voce in capitolo. Proporremo un formato di competizioni aperto per più di 60 club, che saranno trattati in maniera corretta ed equa». Ha spiegato Bernd Reichart, boss della A22, la realtà che sta sfidando la UEFA.
«Soldi, appunto. Ma sarebbe una rivoluzione. Il libero mercato toglierebbe tanto a Nyon e darebbe molte più possibilità - e introiti - alle singole società. Anche a quelle medio-piccole. Pure ai giocatori, che nella loro ricerca dello stipendio più alto avrebbero presumibilmente più alternative. Nel 1995 la sentenza Bosman cambiò il calcio; ora siamo alla vigilia di una nuova svolta. In futuro potrebbero esserci più competizioni e più “dividendi” per tutti - e probabilmente maggior equilibrio - o una UEFA ancora più forte e organizzata».