«Non mi piacciono i bacchettoni che giudicano con una superficialità aberrante»
«Quando le cose si chiariscono, ci si dimentica di spiegare e chiedere scusa e si lasciano le persone con un’etichetta addosso».
TORINO - Calcio e scommesse sono due parole che inserite nella stessa frase fanno storcere parecchio il naso. Nonostante in molti Paesi non siano illegali, i calciatori sono infatti, per contratto, obbligati a starci lontano. Eppure qualcuno ci casca sempre. Qualcuno, sfidando sorte e sistema, ci prova. Gli ultimi sono stati gli italiani Tonali e Fagioli, beccati, squalificati e pubblicamente sgridati. Non sono gli unici ma, probabilmente, quelli che si sono esposti e hanno rischiato di più. Sbagliando.
Un altro rimasto scottato è stato Gigi Buffon, in passato finito al centro di un caso per alcune sue presunte rumorosissime "puntate". E proprio di questo, del problema in generale e della sua esperienza personale, l’ex portiere azzurro ha parlato in una lunga intervista.
«È un tema molto delicato - ha raccontato l’attuale capo delegazione della Nazionale italiana al Corriere della Sera - Credo sia sbagliato criminalizzare e non fare dei distinguo. Scommettere di per sé non è reato, gli stadi stessi e le trasmissioni sportive sono pieni di pubblicità di App di questo genere e lo Stato incentiva il gioco. Se invece un calciatore scommette sul calcio va incontro a punizioni che giustamente devono essere inflitte; ma se scommette sulla pallavolo, sul basket, sulle corse dei cani…non sta commettendo alcun reato. E la cosa peggiora quando si parla di ludopatia, anche qui non centrando l’obiettivo: la ludopatia non è un problema di quanto spendi, ma del tempo che dedichi a questa attività. E questo dobbiamo spiegarlo ai ragazzi: non è che se si fanno continue scommesse da 1 euro trascorrendo ore e ore davanti alla App, allora è un tutto ok; mentre se uno spende 1 milione in un’unica occasione allora è ludopatico. Possiamo dire che è un cretino, va bene; ma la patologia nasce dalla dipendenza, la continuità con cui si fa una cosa. Non mi piacciono i bacchettoni che giudicano con una superficialità aberrante senza sapere poi realmente quali siano le motivazioni. Ci sono passato anche io venendo infangato senza aver commesso nulla: quando le cose si chiariscono, ci si dimentica di spiegare e chiedere scusa e si lasciano le persone con un’etichetta addosso. Lo trovo profondamente sbagliato».