Le Aspirine, plasmate dal tecnico basco, hanno stravinto la Bundesliga interrompendo un digiuno ultra-centenario
Pauli Schönwetter: «Mi aspetto una statua in suo onore. Kane che "sbriciola" la benedizione-Coman? Vero e curioso… ma a Monaco ci sono problemi più radicati».
LEVERKUSEN - “Qualcosa è cambiato”. Non è il celebre film con Jack Nicholson ed Helen Hunt, ma il miracolo sportivo griffato Bayer Leverkusen, capace di spezzare il dominio del Bayern e riscrivere la propria storia dopo 120 anni di speranze disattese e sogni infranti. Anche clamorosamente. È il racconto di un club fondato nel 1904 e di una città annidata sulla sponda destra del Reno - a nord di Colonia - che lo scorso weekend ha festeggiato (eccome) la sua prima Bundesliga.
Un’impresa che parte dall’ottobre 2022, quando - con la squadra tristemente penultima - alla BayArena arriva Xabi Alonso, mister alla sua prima grande esperienza. Col passare dei mesi nasce una creatura quasi perfetta fondata sulle sue idee (tante e pure buone), che in estate ha accolto nella propria rosa Granit Xhaka, capitano della nostra Nazionale, l’attaccante Boniface e Grimaldo. Per citare tre protagonisti di questa cavalcata, finita con l'happy end. Una novità assoluta a Leverkusen, tanto da far dimenticare quel nomignolo - “Neverkusen” a livello internazionale - guadagnato tra una beffa e l’altra. Anche crudeli come nel 2002, quando, in poche settimane, Ballack, Neuville e compagni videro sfumare il campionato (harakiri e titolo al Dortmund per un solo punto), la Coppa di Germania (finale persa malamente con lo Schalke) e la Champions League, andata a Madrid sponda Real. Parliamo della finale decisa dalla prodezza di Zidane (2-1), autore di uno dei gol più belli della storia del calcio.
Ora, in un sol colpo, è finita la maledizione delle Aspirine e si è interrotto il dominio del Bayern.
«In Germania li chiamavano Vizekusen (Vice-kusen)... pensate che nel 2002 Ballack e Neuville persero anche la finale dei Mondiali, un incubo - interviene Pauli Schönwetter, bavarese Doc e ticinese d’adozione ormai da una vita - Stimo tantissimo il Bayern come società virtuosa, ma dopo 11 titoli ci voleva. Una striscia così lunga non fa bene a nessuno. Penso anche alla Bundesliga come “prodotto”. Ora ho visto ovunque titoloni su Xabi Alonso e i suoi ragazzi».
E proprio il mister è tra gli eroi indiscussi.
«Non solo per come ha vinto, ma anche per come l’ha fatto. Sono ancora imbattuti con 25 vittorie e 4 pareggi. Insieme ai dirigenti, che lo hanno sempre ascoltato, è stato bravissimo. Ha valorizzato una serie di giocatori che prima non conosceva nessuno. Ha fatto "esplodere" uno come Tah, centrale che ora vedo anche come un pilastro della Germania. Tra i nomi più altisonanti invece c’era Xhaka. Mi ha impressionato. È arrivato da capitano dell’Arsenal e lo considero il papà di questa “faccenda”. Gli do tantissimi meriti. È stato un leader e ha spinto i più giovani, contribuendo a vittorie pesantissime nei minuti finali».
In parallelo va decifrato il flop dei bavaresi. Spezzato l’incantesimo del talismano Coman, che dal 2012 al 2023 - tra PSG, Juve e Bayern - è sempre diventato campione nazionale. Continua invece l’incubo-Kane, che convive con la maledizione degli zero-titoli.
«È vero, e col Bayern anche per Kane non era facile… (ride, ndr). Scherzi a parte credo però che i problemi siano altri e più radicati. Mi sembra che il gruppo sia un po’ a fine corsa. Nello sport è così. Si è bravi, ma arriva un momento in cui bisogna cambiare. Hanno vinto 11 campionati. Non potevano continuare in eterno. Vedo diverse crepe. Sul mercato ci sono state mosse “anomale”, con soldi stranamente gettati alle ortiche. In società c'è stata un po’ di confusione sulla scelta degli allenatori, con decisione non prese all’unanimità. Altra stranezza. Ne hanno fatto le spese il direttore generale, Oliver Kahn, e il direttore sportivo, Hasan Salihamidzic. Già l’anno scorso c'erano stati segnali evidenti. Il Dortmund aveva bussato alla porta della Bundesliga, perdendo sciaguratamente il titolo negli ultimi cinque minuti. Quest’anno il Leverkusen invece non ha mai rallentato. Nemmeno quando in 5 - della rosa più “stretta” - erano in Coppa d’Africa. Altra nota di merito».
Insomma le Aspirine hanno realizzato un sogno e hanno messo basi importanti. Xabi Alonso, nato a Tolosa (Paesi Baschi) è ormai cittadino onorario di Leverkusen, da dove ha già annunciato che non si muoverà in tempi brevi.
«È stato fantastico. In un buon tedesco ha detto che è nel posto giusto per lavorare e continuare a crescere come allenatore. Adesso possono davvero fargli una statua. In più ha vinto nell’anno no del Colonia, grande rivale che è penultimo e rischia davvero di retrocedere...».