Daniele Orsato ha raccontato l'emozione della designazione per la finale di Champions del 2020
La partita, giocata a Lisbona, era stata vinta 1-0 dal Bayern sul PSG
TRENTO - Per un arbitro dirigere la finale di Champions League equivale a toccare il cielo con un dito. È una delle grandi emozioni che ha potuto vivere Daniele Orsato, il quale in queste ore è intervenuto al Festival dello Sport a Trento.
Seppur giocata senza pubblico, per via delle restrizioni Covid, il fischietto veneto si è comunque goduto appieno l'esperienza. «Quando mi ha chiamato Rosetti per darmi la finale del 2020, scoppiai a piangere in camera mia. Mio figlio rientrò in casa col cagnolino al guinzaglio e lo mollò. Mi disse solo: "Ma ti hanno dato la finale? Il Mondiale in Qatar è stato il massimo della mia espressione arbitrale. Nella finale di Champions mi è mancato il pubblico. Le maglie di Neymar e Lewandowski attorno alla mia è un'immagine che non dimenticherò mai».
In passato si diceva spesso che Orsato fosse contro il Var, affermazione che il diretto interessato ha sempre rispedito al mittente: «Mi arrabbiavo quando mi chiamavano al Var ma mi arrabbiavo con me stesso, non col Var, voleva dire che avevo sbagliato qualcosa».