Il direttore generale dell'Ambrì Nicola Mona ha stilato un bilancio della prima annata all'interno della nuova struttura
«Una delle preoccupazioni che avevamo era quella di riuscire a traghettare l'entusiasmo, l'euforia e lo spirito della Valascia nella nuova pista, ma anche da questo punto di vista possiamo dire di aver raggiunto l'obiettivo».
AMBRÌ - "Giù le mani della Valascia". Questo lo slogan che, negli ultimi anni, in Leventina andava per la maggiore. La casa storica dell'Ambrì, però, non era più al passo con i tempi e - avanti fra deroghe e "stampelle" - ha potuto tirare a campare fino al termine della stagione 2020-21, prima di andare in pensione lasciando un senso di vuoto nella maggior parte dei fans biancoblù, ai quali sono state consegnate le chiavi di una nuova (moderna) casa. Così l'11 settembre 2021 - una data storica per l'HCAP - la società di Filippo Lombardi ha ufficialmente inaugurato il nuovo salotto, voltando definitivamente pagina e dando nuova linfa al club.
Com'è andato il primo anno alla Gottardo Arena? Ne abbiamo parlato con il direttore generale Nicola Mona: «È una domanda alla quale non è semplice rispondere. Il terreno è naturalmente molto vasto e dipende da che prospettiva la si guardi: ci sono stati tanti alti ma anche dei bassi».
Quali sono stati gli alti?
«A livello di ticketing e di presenza di pubblico abbiamo assolutamente centrato, ma direi anche superato, l'obiettivo che ci eravamo prefissati. 4'600 abbonati è una cifra che in Leventina non si era mai vista. Una delle preoccupazioni che avevamo era quella di riuscire a traghettare l'entusiasmo, l'euforia e lo spirito della Valascia nella nuova pista ma anche da questo punto di vista possiamo dire di aver raggiunto l'obiettivo. Il calore dei nostri tifosi è rimasto il medesimo e l'atmosfera che abbiamo respirato quest'anno è stata eccezionale».
Cosa, invece, non ha funzionato?
«L'essere entrati di corsa nel nuovo impianto ci ha messo di fronte a tante sfide. Diversi processi non erano ancora oliati e non tutto è filato liscio. Alcuni tifosi si sono lamentati per i disservizi, che certamente non erano voluti. D'altronde, però, la prima partita era l'11 settembre e per questo ha velocizzato alcuni processi che forse andavano programmati con più calma».
Parliamo di ricavi generali: è bastata una stagione per notare la differenza?
«Direi di sì. Visto il considerevole numero di tessere vendute, a livello di abbonamenti il ricavo è stato nettamente maggiore rispetto a ciò a cui eravamo abituati. Da un lato è sicuramente figlio della novità, ma dall'altra anche del comfort, dei maggiori servizi e del minor freddo che si patisce in questa struttura. A qualcuno piaceva la Valascia per quello che era, con i suoi difetti e il suo essere diversa, ma con un nuovo impianto ne hanno beneficiato tutti coloro che avevano ben altre aspettative».
Tanti hanno spesso parlato di una cattedrale nel deserto: quale vita dare alla Gottardo Arena nei mesi in cui l'hockey è in vacanza?
«Il nostro è uno stadio multifunzionale. Ad inizio aprile spegneremo la macchina del ghiaccio per riaccenderla a giugno. Nei mesi a venire sono previste alcune manifestazioni, fra spettacoli ed eventi aziendali. Qualcosa si farà, ma purtroppo non siamo a Zurigo e non abbiamo la lista d'attesa che può avere l'Hallenstadion: Ambrì non è Zurigo... C'è comunque anche l'Osteria Valascia che rimarrà sempre aperta».