«Hanno trovato qualcosa. Non è possibile che in qualifica siano a un decimo e in gara a un secondo»
Un Gran Premio e già la Ferrari trema.
SAKHIR - Più che essere andata come ci si aspettava è andata come temevano i ferraristi. Anzi peggio. Il primo atto del mondiale di Formula 1 più lungo della storia si è chiuso con un monologo recitato magistralmente da Max Verstappen e con un’inattesa, quanto dolorosa, resa della Ferrari. La rossa è finita k.o. senza esser mai riuscita a recitare neppure una battuta significativa in tutto il weekend, se non in qualifica quando Leclerc ha rinunciato a partecipare alla festa per salvare un set di gomme morbide per la gara.
Era il segnale che la Scuderia avrebbe giocato in difesa su Aston Martin e Mercedes. Una scelta dettata dalla paura più che dal coraggio. Il catenaccio rosso alla fine ha però prodotto un autogol con il motore k.o. per un problema elettrico a 16 giri dalla fine, quando Charles non stava lottando per la vittoria, ma solo per salvare il terzo posto dall’arrembaggio che Alonso si stava preparando a portare dopo l’ultimo cambio gomme.
Nonno Fernando, ormai più vicino ai 42 che ai 41 anni, è stato l’uomo del giorno. Ha corso come il ragazzino che batteva i record di precocità e si prendeva due titoli mondiali quasi vent’anni fa. Oggi in pista c’è chi, come Oscar Piastri, non era ancora nato quando lui debuttò nel 2001 con la Minardi. L’Aston Martin, che lui ha scelto sbattendo la porta in faccia all’Alpine, gli è servita da ricostituente. A lui basta sentire il profumo del podio per gasarsi come un bambino che papà accompagna in un negozio di giocattoli (o di telefonini, per essere più moderni). Quando ha capito che la “verdona” prometteva bene lui si è tirato a lucido come un venticinquenne orgoglioso della sua tartaruga e ha dato spettacolo. Il 99esimo podio della carriera è solo un antipasto. Non è arrivato per caso. Se ci sarà un’occasione per vincere dieci anni dopo l’ultima volta, lui sarà lì.
Alonso è l’uomo che può dare sapore a un mondiale già sull’orlo della monotonia assoluta con una Red Bull impressionante per prestazioni e regolarità. «Hanno trovato qualcosa. Non è possibile che in qualifica siano a un decimo e in gara a un secondo», ha detto Leclerc dal muro del pianto ferrarista. Qualcosa che in Ferrari stanno ancora cercando. L’arma magica di Adrian Newey sarebbe una sospensione che permette alla RD 19 di viaggiare quasi incollata al terreno e di essere gentile sulle gomme come dovrebbe sempre essere un uomo con una donna. Non si vede come possa incepparsi questa macchina meravigliosa. Ci vorrebbe un colpo di genio di chi sta dietro. E quel colpo di genio non può essere stato aver cambiato Binotto con Vasseur. Il problema non era lì. Non era difficile da capire.