Le giapponesi crollano, la Dorna trema
Impauriti, Ezpeleta&Co vogliono aiutare le grandi.
MADRID - La paura. Quella che, anche se non lo ammetteranno mai, da un po’ di tempo sta scuotendo i vertici della Dorna, la società che organizza il Motomondiale.
Perché dopo l’addio, come un fulmine a ciel sereno, della Suzuki alla fine della scorsa stagione, adesso la società spagnola con a capo Carmelo Ezpeleta, teme che anche le altre due Case giapponesi, Honda e Yamaha, possano seguire la stessa strada. Cosa che, lo capiscono anche i sassi, comporterebbe il crollo del giochino-MotoGP.
E allora, di fronte ai risultati disastrosi collezionati dai due colossi made in Japan, che da un paio di stagioni non toccano più palla quando si tratta di giocarsi la vittoria, ecco che a Barcellona stanno pensando di dare l’aiutino, modificando - anche se il termine più giusto sarebbe stravolgendo - il sistema delle concessioni. Ovvero gli aiuti “elargiti” in passato alle varie Case che non ottenevano risultati di rilievo (vittorie e piazzamenti a podio) nell’arco di una stagione.
Ci sono passate tutte, le Case europee, Ducati, KTM e Aprilia, così come al ritorno in MotoGP anche la Suzuki, che aveva potuto usufruire del maggior numero di giornate di test, di sviluppo libero e più unità a disposizione di motori, per recuperare il gap dalle migliori. Che per una infinità di stagioni sono sempre state loro; Honda e Yamaha, appunto. Con qualche incursione negli anni ’80 della Suzuki stessa e il singolo acuto della Ducati del 2007.
Per il resto, le corse a due ruote hanno sempre parlato giapponese prima che l’Europa tornasse a rialzare la testa. Il gran lavoro fatto dalla Ducati in questo decennio, all’indomani della conclusione dell’avventura disastrosa di Valentino Rossi sulla Rossa (2011-2012), la crescita continua della KTM e, finalmente, anche dell’Aprilia, hanno in poco tempo ribaltato lo scenario. Anche perché in Giappone se non hanno dormito, certamente non hanno capito che la velocità di esecuzione anche nel Motomondiale è raddoppiata, con lo stallo per il Covid che ha ulteriormente allargato le distanze.
La Ducati domina, la KTM cresce, l’Aprilia ogni tanto torna a tirare fuori la testa, chi latita sono invece la Honda, che è la Casa più grande al mondo ma ormai sembra non capirci più niente, e la Yamaha, che si trascina dietro i suoi mali antichi di mancanza di potenza e che ora sta anche perdendo i suoi punti di forza. E non basta più la classe di Marc Marquez, che ormai sembra essere entrato in un tunnel psicologico pericoloso, mentre sta evaporando la grinta di Fabio Quartararo, ormai conscio di non essere quasi mai in grado di lottare per la vittoria. E così, terrorizzata da un possibile addio, ecco che la Dorna si prepara a cambiare unilateralmente le carte in tavola, dimentica quasi di chi in queste stagioni ha lavorato duro senza mai lamentarsi per arrivare a essere competitivo, come se gli ultimi cinquant’anni di dominio fossero stati della Ducati e delle altre Case europee.
Non è giusto. Ed è quindi più che comprensibile la rabbia, o perlomeno la frustrazione, di chi, dopo avere lavorato al massimo, adesso teme di vedere annullato un vantaggio tecnico frutto, semplicemente, di idee vincenti e di una migliore organizzazione del lavoro. All’orizzonte si preannuncia una battaglia muscolosa.