Titolo a un passo per lo spagnolo, che a Barcellona può riscrivere la sua storia. In tanti si chiedono che "Martin" vedremo sin dalla Sprint
Jorge ha l'occasione per dimostrare al mondo, ma in primis alla Ducati, che il pilota più veloce è lui e che su di lui avrebbero dovuto puntare per il futuro, invece che su Marc Marquez.
BARCELLONA - Il primo match point se l’è giocato come se fosse stato lui a non avere più niente da perdere, come se per artigliare quel Mondiale inseguito fin da quando era un bambino avesse davanti uno e un solo risultato: vincere. Due settimane fa in Malesia, Martin dapprima ha fatto tremare di paura gli uomini della Pramac, la squadra con la quale ha vissuto enormi gioie e altrettante grandi delusioni nelle sue cinque stagioni in MotoGP. Poi, dopo che per tre giri lui e Bagnaia se le sono date e ridate come se non ci fosse un domani, si è preso gli applausi per come, nel momento topico della sua carriera, ha affrontato la situazione senza tremare, da campione vero, ma senza mai spingersi oltre. Ha spinto come un dannato per provare a portare all’errore Pecco, Martinator. Ha contrattaccato senza scrupoli per provare a minare le sue certezze e farlo sbagliare, Bagnaia, ma lo spagnolo non ha tremato. E così, eccoci al gran finale di Barcellona, il weekend da tutto o niente.
L'italiano con in testa l’idea disperata di vincere il terzo titolo consecutivo, invece di passare alla storia come il primo nella storia a perderlo dopo avere vinto dieci (se non undici?) gare in una stagione. Jorge per dimostrare al mondo, ma in primis alla Ducati, che prima gli ha promesso la GP25 ufficiale e poi gli ha voltato le spalle, che il pilota più veloce è lui e che su di lui avrebbero dovuto puntare per il futuro, invece che su Marc Marquez, scelto non perché migliore, ma perché più uomo marketing. E il fatto che il valore di mercato sia diventato preferibile a quello sportivo (vale anche per Lewis Hamilton prossimo all’avventura Ferrari), è l’ennesima conferma di come lo sport sia profondamente cambiato.
Ha gli assi migliori in mano, Martin, per diventare campione del mondo prima di passare all’Aprilia. E la prima mano potrebbe essere già quella buona, perché con 24 punti di vantaggio, già sabato pomeriggio lui e la Pramac potrebbero iniziare la festa. Gli “basta” guadagnare due punti su Bagnaia, anche se “basta”, contro un avversario come Pecco e su una pista dove il madrileno non ha mai brillato troppo, sa comunque di impresa titanica. E così, in tanti si chiedono che Martin vedremo sin dalla Sprint, uno per una volta tanto attendista e calcolatore (glielo ripeteranno a noia i suoi uomini in questi giorni), o che, invece, per non pensare troppo e auto condizionarsi – il suo grande limite, lo ha detto più volte – resterà fedele al proprio istinto di pilota che va sempre all’attacco, uno che si sente libero solo alla velocità più estrema. Il piemontese ci proverà fino in fondo a ribaltare la situazione. Lo ha detto. E lo ha dimostrato a Sepang. Ma è Jorge che deciderà chi sarà il campione. E sarà interessante vedere se, nonostante le sicurezze raccontate ad alta voce, adesso che siamo al dunque, di là la gloria, di qua la débâcle, gli tremeranno i polsi o se, invece, sarà Martinator fino in fondo.