Personaggio "scomodo" in Francia, a Manchester - sponda United - Eric "The King" Cantona è diventato leggenda
Leader e trascinatore dei Red Devils - riportati in vetta alle gerarchie del calcio inglese - nel 2001 è stato eletto dai tifosi “calciatore del secolo” del club.
MANCHESTER - C’è chi ha vinto molto di più e ha avuto una carriera decisamente più lunga, eppure non ha lasciato un segno così profondo nel mondo del pallone. Calciatore, pittore, attore e produttore: un personaggio ribelle, moderno e rivoluzionario. Un attaccante dotato sia fisicamente che tecnicamente. Stiamo parlando di Éric Cantona, diventato un Indimenticabile dello sport, un'icona del Manchester United e, con buone probabilità, il giocatore francese più amato dagli inglesi.
Talentuoso, litigioso, senza peli sulla lingua e mai banale nemmeno coi rapporti con la stampa, attaccata anche frontalmente («Quando i gabbiani seguono il peschereccio, è perché pensano che verranno gettate in mare delle sardine…», dirà in una sua celebre frase). Poi sì, ci sono le cosiddette “cantonate” ed è inutile girarci attorno. Come quella che, il 25 gennaio 1995 - ormai 29 anni or sono - lo vide protagonista a Selhurst Park in un momento di ordinaria folla. Ma di questo parleremo dopo.
Le origini
La storia di “King Eric”, classe 1966, parte da Les Caillols, sobborgo nei pressi di Marsiglia, tra le città più multietniche della Francia. Né tattiche né strategie, ma calcio di strada come stile di vita. Se i primissimi passi li muove da portiere (seguendo le orme del padre), ben presto scopre il suo talento e lascia da parte i guanti. «Bastava una maglietta rossa per fare una squadra. Se ce l’avevo io e ce l’aveva un altro, si stava insieme e diventavamo compagni. Niente tatticismi, solo improvvisazione». Inizialmente ignorato dal “suo” Olympique Marsiglia, viene notato dall’Auxerre su "consiglio" dell’ex nazionale Célestin Oliver («Prendetelo, diventerà qualcuno»). Lì, tra prestiti e settore giovanile a partire dal 1981, il diamante viene sgrezzato.
Personaggio scomodo
In Francia, sempre con l’Auxerre, cominciano anche le prime bizze caratteriali. Episodi che, inizialmente, non frenano il suo “decollo”. Nel 1988 passa dunque al Marsiglia, che vince la corsa per aggiudicarselo. In un primo momento fila tutto liscio, poi - inevitabilmente - qualcosa si incrina. Su tutti un colpo alla “Balotelli” (nel famoso match col Barcellona), con la maglia lanciata verso la propria panchina. «Gesto inqualificabile», dirà il patron del club. Seguirono i prestiti al Bordeaux e Montpellier, dove venne coinvolto anche in una maxi-zuffa in spogliatoio. Calmate le acque il ritorno all'OM, dove ha vinto un altro campionato (nel 1991) e perso una finale di Coppa dei Campioni (seguendo il match in tv, con la seconda parte di stagione vissuta da separato in casa). Ormai ai margini, nel 1991/92 viene ceduto al Nimes in quello che suona come un primo passo d’addio al calcio francese. Non prima di rimediare una lunga squalifica per aver scagliato un pallone contro un arbitro. Risultato? 2 mesi di stop, allungati a 3 per aver dato degli «idioti» ai membri della Disciplinare. Una serie di episodi che hanno rischiato di compromettere la sua carriera e ne hanno fatto un personaggio scomodo in Francia.
Oltremanica
A “salvarlo” è stato l’allora ct della Francia Michel Platini, che lo ha fatto ragionare (a 25 anni aveva annunciato il ritiro) e lo ha indirizzato in First Division. In un calcio che, con la sua fisicità, ne esalta le doti e la capacità di battagliare coi difensori. Sul ribelle Eric punta il Leeds, che pesca un jolly. La stagione 91/92 sarà una splendida cavalcata fino al titolo di campioni d’Inghilterra. A quel punto arriva il Manchester United di Sir Alex Ferguson, in cerca di un attaccante. «Mi chiedo se tu sia abbastanza forte per giocare a Old Trafford», gli disse Ferguson. «Mi chiedo se Manchester sia abbastanza per me…», rispose Cantona. Il resto è storia.
Con la maglia numero 7 sulle spalle diventa un leader dei Red Devils, che dopo anni si riportano in vetta alle gerarchie del calcio inglese. Un periodo d’oro, con 4 titoli in cinque stagioni (‘93, ‘94, ‘96, ‘97), 2 Coppe d'Inghilterra e 3 Charity Shield.
Kung Fu Éric
Ed eccoci qui. Alla sua più grande follia. Selhurst Park, 25 gennaio 1995: un’immagine divenuta iconica. Un episodio per il quale, nonostante la lunga squalifica e la condanna, l’attaccante non si è mai pentito. Lo United è impegnato fuori casa e sta affrontando il Crystal Palace. La sfida è maschia. A inizio ripresa Cantona perde la testa e viene espulso per un fallo su Richard Shaw, difensore “vecchia scuola”. Ferguson è furioso. Il numero 7, colletto alzato, sta lasciando il campo coi tifosi di casa che fischiano e lo provocano. Su tutti spicca Matthew Simmons, un giovane ex militante del “Fronte Nazionale Britannico” (partito di estrema destra) con dei piccoli precedenti penali. Simmons, poi bandito da Selhurst Park, calca la mano e - stando alle ricostruzioni - insulta pesantemente Cantona, “invitandolo" a tornare in Francia. Lì succede il finimondo. Éric si divincola da chi lo stava trattenendo, si scaglia verso il “tifoso” e lo colpisce con un calcio volante, in stile Kung Fu. Cercando poi di prenderlo anche a pugni. In campo scoppia il caos e il giocatore viene scortato fuori.
Conseguenze
Le immagini hanno fatto il giro del mondo e Cantona - una volta di più - è ormai sulla bocca di tutti. «Indifendibile», scriverà giustamente l'Équipe. Immediatamente sospeso dallo United, in un primo momento prende una multa corposa e 4 mesi di squalifica. Poi la bomba. Sentito dalla Federcalcio inglese, torna sull’episodio e aggrava la sua situazione. Squalifica più che raddoppiata (9 mesi) e valida anche nelle gare internazionali. Nel processo penale evita il carcere e se la cava con 120 ore di servizi socialmente utili (insegnerà calcio ai bambini).
Il francese tornerà in campo nell’autunno 1995, avviandosi lentamente verso la parte finale della sua carriera, chiusa nel 1997 all’età di 30 anni e dopo due stagioni ancora su buoni livelli.
«Ho un rimpianto: avrei dovuto prenderlo a calci più forte. Credo che sia un sogno di molte persone prendere a calci questo tipo di individui. Magari un giorno cambierò opinione… Per adesso, però, non sono pentito di quel che ho fatto». Ammetterà anche di recente Cantona. Parole che, per alcuni, non hanno fatto altro che accrescere il mito del numero 7. Leader e trascinatore, nel 2001 i tifosi dei Diavoli Rossi lo hanno eletto calciatore del secolo del club.
Controverso anche il suo rapporto con la Nazionale francese. 45 presenze e 20 reti, col sipario calato definitivamente dopo Selhurst Park. L’ultima presenza il 18 gennaio 1995. Con la U21 ha vinto da capocannoniere un Europeo, ma con la nazionale maggiore è stato rumorosamente escluso dalla selezione che ha affrontato Euro ‘96. Per certi versi con la Francia farà pace nel 2005, giocando e vincendo i Mondiali di beach soccer.
Post carriera
Impulsivo in campo, riflessivo ed eclettico fuori. Detto delle sue numerose passioni (su tutte il cinema), negli anni ha preso posizioni anche importanti, schierandosi - ad esempio - contro i Mondiali in Qatar. «Un orrore umano, con migliaia di morti per costruire stadi che serviranno solo due mesi- disse Cantona -. Una Coppa del Mondo che non ha senso. Meglio guardare il tenente Colombo» Il leggendario numero 7 non era stato più tenero col Brasile, Paese ospitante nel 2014. «Invece che spenderli per gli stadi, il governo avrebbe fatto meglio ad utilizzare quei soldi nella sanità e nell’istruzione».
Questo è “King Eric”, prendere o lasciare. Un bad boy con tutti i suoi limiti caratteriali, ma un personaggio vero. Amato (da molti) e pure odiato.