La cerimonia si terrà il prossimo 24 aprile nella capitale armena Erevan
BERNA - La Svizzera sarà presente solo col suo ambasciatore in Armenia alla cerimonia per il centenario del genocidio armeno del 1915 che si terrà il prossimo 24 aprile di Erevan. Il Consiglio federale giustifica tale decisione con la tradizionale moderazione con cui partecipa alla commemorazione di eventi storici internazionali.
Il Consiglio federale, ricorda una nota odierna del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), ha condannato più volte fermamente "gli eventi tragici che nel 1915 hanno condotto alla morte di un enorme numero di Armeni (secondo le fonti tra varie centinaia di migliaia e 1,5 milioni di persone)".
Inoltre, prosegue il comunicato, Berna continuerà a impegnarsi in favore di una normalizzazione delle relazioni tra la Turchia e l'Armenia. I Protocolli di Zurigo, firmati dai due Paesi nel 2009, prevedono, tra l'altro, l'istituzione di una commissione mista di storici indipendenti incaricata di far luce su questi eventi.
La questione del genocidio armeno, mai riconosciuto come tale dalla Turchia che preferisce parlare di tragici eventi connessi allo svolgimento della Prima guerra mondiale, fa capolino con una certa regolarità nei media elvetici e, in passato, ha causato non pochi grattacapi al Consiglio federale.
Nel 2003, il riconoscimento del genocidio armeno da parte del Consiglio nazionale - ma non dall'Esecutivo che infatti non menziona mai la parola "genocidio" nel comunicato stampa, n.d.r - aveva scatenato la collera di Ankara che, per l'occasione, aveva convocato l'ambasciatore svizzero.
Di recente il problema è ritornato d'attualità. La Grande Camera della Corte europea dei diritti dell'uomo sta infatti esaminando la vertenza sorta fra la Svizzera e il nazionalista turco Dogu Perinçek in merito alla negazione del genocidio armeno, da lui definita una "menzogna". I 17 giudici della Corte dovranno statuire fra la norma svizzera antirazzismo invocata per condannare Perinçek e la libertà di espressione difesa dal politico e dalle autorità turche.
Nel 2007, la giustizia vodese aveva condannato il cittadino turco a 90 aliquote giornaliere di 100 franchi l'una con la sospensione condizionale e ad una multa di 3000 franchi. La pena era stata confermata successivamente dalla Corte vodese di cassazione e dal Tribunale federale nel 2007, ma non dalla CEDU: nel 2013 i giudici di Strasburgo erano infatti giunti alla conclusione che la Svizzera, condannando il militante turco, aveva violato la libertà di opinione dell'ultra nazionalista. Da qui il susseguente ricorso di Berna.
ats