Il gigante minerario dovrà versare un risarcimento di 47'000 alla famiglia della vittima, una politica zambiana.
La Corte: «Prove schiaccianti secondo cui la miniera ha ignorato per anni limiti di anidride solforosa fissati dalle autorità».
ZUGO - Il gigante minerario Glencore è stato condannato in Zambia a pagare un risarcimento di un milione di Kwacha zambiani (l'equivalente di 47'000 franchi) alla famiglia di una vittima di gas di scarico tossici. Lo ha deciso la Corte Suprema del Paese dell'Africa australe, respingendo un ricorso dell'azienda.
La giustizia ha raddoppiato l'importo rispetto alla sentenza del tribunale inferiore, ha indicato oggi la radio svizzerotedesca SRF. La vittima era la politica Beatrice Mithi, che circa sei anni fa aveva avuto un attacco d'asma ed era morta dopo aver inalato i fumi di scarico dell'impianto di fusione del rame di Mufulira.
La Corte ha affermato nella motivazione della sentenza che ci sono "prove schiaccianti" secondo cui la miniera di proprietà di Mopani Copper Mines, società controllata da Glencore, "ha ignorato per anni i limiti di anidride solforosa fissati dalle autorità, mettendo così in pericolo il diritto alla vita di un'intera comunità", ha riferito ancora la SRF. La sentenza definitiva apre ora la strada alle cause civili di altre famiglie.
Mopani Copper Mines prende atto della decisione, scrive Glencore in una nota, dicendosi delusa dall'esito del ricorso. La società afferma di avere grande simpatia per la famiglia della signora Mithi e di essere profondamente colpita dalla sua morte.
La fonderia di Mufulira ha più di 80 anni e ha ereditato una serie di complessi problemi, continua la nota. Dall'acquisizione da parte di Glencore nel 2000, sono stati apportati significativi miglioramenti operativi, sostiene l'azienda. Nel frattempo, l'impianto sarà temporaneamente chiuso.